Nicola Nocella: il cinema è una questione di gusti

Mia madre fa una cheesecake che è una cosa mondiale. Ma proprio incredibile. Ha seppellito molte asce di guerra, ha fatto proselitismo, ha aperto molte porte. Chiunque l’abbia assaggiata ne parla con toni entusiastici : “Un capolavoro!”. Se chiedete a ognuno di loro: “Sì, ma di cosa sa?”, avrete, sempre, una risposta diversa. “Di casa”, dirà qualcuno. “Di buono”. “Di genuino”. Sapete di cosa sa la cheesecake di mia madre? Di formaggio fresco e ricotta. E di burro e biscotti tipo Digestive. E nemmeno quelli di marca. Che, per inciso, non fanno digerire per un caxxo.

Ora, siccome avete visto Masterchef pensate di avere il palato di Cracco e Cannavacciuolo, e di capire il sapore delle cose. Vi sbagliate. Cracco, a parte fare la pizza comunque meglio di voi, ha sviluppato con gli anni, lo studio, l’applicazione e il talento, la capacità di capire il Sapore delle cose. E il sapore è quello. Di cosa sa il tiramisù della casa? Di caffè e mascarpone, ecco il sapore di quella roba che mi porterà all’ostruzione delle arterie prima che il gallo canti tre volte. Il sapore è obiettivo. È sempre lo stesso. Il gusto no. Quello è il vostro e non ve lo toglierà mai nessuno.

Una cosa può piacervi o non piacervi, ma non smetterà mai di avere quel determinato sapore. E voi potrete o meno riconoscerlo, ma sarà quello, fi datevi. Il sapore e il gusto vengono spesso confusi ma non sono confondibili. Forse riescono a essere sovrapponibili, ma tenendoli a distanza. Se è buono, lo decidete voi. Se sa di caffè, sa di caffè e basta. Ecco, quella roba con cui sto pagando il mutuo da qualche mese e che prima mi pagava l’affitto, è pressoché identica alla cucina. Ma io vi leggo. Eccome, se vi leggo. E lo facciamo tutti, soprattutto quelli che negano. E vi vedo. Vi vedo quando sfogliate Best Movie e, vedendo un articolo su un film italiano, piegate solo da una parte le labbra, scuotete la testa  e lo bollate come prodotto escrementizio senza nemmeno leggere la sinossi. Con voi non ci parlo proprio. Parlo invece con quelli che, accanto a voi, leggendo lo stesso articolo, hanno detto “Boh, lo vado a vedere. Speriamo di no”. E poi vi hanno dato ragione. Io lo so che avete preso un sacco di sòle, che siete rimasti delusi. Da alcune commedie che immaginavate vi avrebbero fatto ridere un sacco e invece avete sorriso tre volte. Da alcuni film drammatici che dovevano strapparvi le budella e invece si sono accaniti sull’apparato riproduttivo. Da alcuni film storici che insomma, proprio storici non erano, ma quanto era bravo lui? Ecco, lo so che vi siete spaventati.

Che ci siete andati al cinema, come vi dico da un anno ormai, che avete fatto tutto per bene, e poi siete rimasti delusi. Avete ragione. Siete quelli che poi, usciti dal cinema dicono “Non mi è piaciuto (in varie e articolate espressioni)”. Al massimo vi spingete su “Bella fotografi a”, prima di buttarvi su una birra consolatoria. Ecco, voi avete ragione. E con voi mi impegno a metterci sempre più impegno, tigna e professionalità. Con quelli che non sanno cosa sia una cottura in sottovuoto a bassa temperatura, che non saprebbero da dove cominciare per sfilettare un tonno, che a fatica distinguono un uovo di quaglia da uno di struzzo ma che insultano Heinz Beck per quanto possa costare una cena al suo ristorante; quelli che non hanno mai aperto un programma di montaggio, non immaginano nemmeno come si costruiscano le dinamiche tra i personaggi e non hanno idea di come si imbastisca e quanto complesso sia un pianosequenza, per esempio, onestamente passo. Li passo a voi, nel vero senso della parola. A quelli, chiedete se hanno visto L’eclisse di Antonioni.

Un attimo prima che vi rispondano, ditegli che avete dormito. Che vi siete fatti una pennica. E chiudete con un “Bel regista Antonioni”. E più vi giudicheranno male, più ridetene. Sono loro che non riconoscono le citazioni. Ah, la cheseecake di mamma sa di un sacco di cose. Ma soprattutto di una cosa: sa tanto di mia madre. Pesante da digerire. Ma come fai a non volerne un altro po’?

Brano ascoltato in loop mentre scrivevo: Stop – SPICE GIRLS

Foto: © Magone/iStockphoto

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