Napoli Comicon: Mainetti torna a parlare di Lo Chiamavano Jeeg Robot dopo i sette David

Il regista romano ha raccontato tra le altre cose come ha assemblato il cast, interamente premiato durante la serata di gala. Best Movie ha presentato l'incontro

Secondo giorno di Napoli Comicon e secondo evento della giornata che ha visto Best Movie protagonista. Dopo il panel dedicato ad Outcast sono infatti tornati sul palco Gianmaria Tammaro, responsabile della sezione CartooNA, e il direttore di Best Movie Giorgio Viaro, per una chiacchierata sul film italiano del momento, Lo Chiamavano Jeeg Robot, insieme al regista Gabriele Mainetti.

Prima dell’incontro è stato proiettato il film, di nuovo in sala da giovedì scorso, dopo le 7 vittorie ai David di Donatello. Un successo tra gli addetti ai lavori che va ad aggiungersi a quello del pubblico e della critica. «È stato bellissimo, perché ti senti capito ovunque – ha detto Gabriele Mainetti -. Anche se sappiamo che non è un lavoro perfetto abbiamo messo d’accordo tutti. La nostra forza è stata fare un film che ci sarebbe piaciuto vedere e con l’intenzione che fosse davvero Cinema. E per noi il Cinema è spettacolo ed intrattenimento, oltre che passione.»

A giudicare dalla sala gremita e dalle urla che si alzano dalla platea il film è piaciuto anche ai ragazzi presenti, molti dei quali erano alla seconda o terza visione. Tra di loro qualcuno indossa la maschera di Jeeg, altri hanno i fumetti che dal film sono stati tratti, altri ancora dei character poster da farsi autografare.

Ma perché, tra tutti gli eroi e i supereroi è stato scelto proprio Jeeg Robot come alter ego del criminale redento Enzo Ceccotti? «Perché come Enzo per trasformarsi in eroe ha bisogno di Alessia, così Jeeg per trasformarsi ha bisogno che Miwa gli lanci i componenti», spiega Mainetti, mentre in sala cala un religioso silenzio. «Inoltre, Jeeg è Hiroshi Shiba, non si tratta di un robot guidato da un pilotaLo so – continua – è una cosa proprio da nerd…». E dalla platea si alza un boato.

Tornando ai David, ben 4 hanno premiato gli attori (tutti quelli a disposizione): Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli e Antonia Truppo. Un cast perfetto che è stato messo insieme con non poche difficoltà. Racconta sempre Mainetti: «Non ero convinto che Claudio avesse il giusto peso emotivo. È un attore straordinario, ma molto dinoccolato e che usa tantissimo la gestualità. Enzo Ceccotti invece è l’opposto, uno tutto d’un pezzo, criptico e con una spessa corazza. Poi un giorno Claudio mi ha chiamato, ci siamo incontrati e mi ha fatto notare che era ingrassato sette chili. Lì ho capito quanto tenesse al progetto. E allora siamo partiti.»

Continua Mainetti «Abbiamo fatto mesi di prove, ed è stata davvero dura, così come lo è stato con Ilenia, che non aveva mai recitato prima. Ma avevo visto 30 attrici e lei era comunque quella che mi convinceva di più. Viene dalla periferia e ha anche lei un passato difficile alle spalle. Abbiamo provato a lungo e le ho affiancato un acting coach. Recitare non è semplice, devi saper come prendere la luce, saper parlare in camera e tante altre cose. Alla fine direi che è stata una scommessa vinta. Marinelli, infine, mi ha convinto ai provini evitando di affrontare lo Zingaro come un classico “cattivo”, e ponendosi invece delle domande a tutto tondo sul personaggio».

Chiedono dal pubblico: e se gli attori fossero stati americani, Mainetti chi avrebbe scelto? Ci pensa un po’, poi spara: «Russell Crowe. Sì, lui avrebbe potuto essere Enzo Ceccotti.» Urla e applausi. Speriamo che Santamaria non se la prenda.

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