Nella sezione CartooNA dell’edizione 2016 del Napoli Comicon si è tornato a parlare di eccellenze cinematografiche italiane. Dopo il panel dedicato a Lo Chiamavano Jeeg Robot (ve lo abbiamo raccontato qui) abbiamo incontrato i protagonisti di Veloce Come il Vento: il regista Matteo Rovere e l’attrice rivelazione Matilda De Angelis. Anche questo evento è stato realizzato in collaborazione con Best Movie e sul palco, a porgere le domande, ci hanno pensato gli instancabili Giorgio Viaro e Gianmaria Tammaro.
Il film, tutt’ora in sala, ha avuto una splendida accoglienza sia da parte del pubblico che della critica. «Ne sono entusiasta – ci racconta Matteo – soprattutto perché questo è il primo film che non ho fatto “su commissione”, ma che sento davvero mio. Da sempre avevo in testa un progetto in cui i personaggi fossero riconoscibili e calati in un contesto epico ma comunque realistico. Quando ho scritto Veloce Come Il Vento sono riuscito ad andare in quella direzione».
Al suo primo ruolo sul grande schermo (ma l’avete già vista in tv, nella fiction RAI Tutto può Succedere) Matilda è riuscita in pochissimo tempo ad imporsi nel panorama delle attrici di casa nostra. C’è chi l’ha definita la “Jennifer Lawrence italiana”: «Ringrazio tutti quelli che hanno fatto questo paragone, anche se devo ammettere che non noto nessun tipo di somiglianza. Lavorare a questo film mi ha dato tantissima riconoscibilità in pochissimo tempo. Non sono cambiata, la mia vita è sempre la stessa, ma ora che ho tutti gli occhi puntati addosso, sento che devo fare delle scelte più ponderate, stare attenta a quello che mi viene proposto, per evitare di sbagliare. Trovare un altro progetto bello come questo non sarà semplice».
Veloce come il vento è un film che ha fatto dell’italianità la propria forza: «Molte persone dopo che hanno visto il film sono venute da me complimentandosi perché “sembra un film americano”. In realtà è un film al 100% italiano». A parlare è il regista Matteo Rovere, che continua: «Abbiamo voluto prendere un’eccellenza italiana che è quella dei motori, delle macchine da corsa e dei piloti, e portarla sul grande schermo. In più noi in Italia abbiamo degli stuntmen bravissimi, così come dei precision driver che quasi nessuna produzione coinvolge nei propri film, ma che vengono utilizzati dai grandi studi hollywoodiani. Poi ho scelto l’Emilia perché lì i bambini vengono cresciuti a pane, mini-moto e auto da corsa. E sono andato a cercare attori che avessero quel retroterra culturale».
Ha stupito, tra le altre cose, l’efficacia di Stefano Accorsi nel recitare con un pesante accento dialettale. Sorride Rovere, che racconta: «Accorsi è di Budrio, un postaccio vicino Bologna, e io volevo che riscoprisse la lingua dei suoi nonni, il dialetto. Trovato lui sono andato a Bologna cercando una giovane attrice poco conosciuta, e ho incontrato Matilda, che all’epoca aveva solo 18 anni».
«Per me è stato un caso e una fortuna fare parte del film», racconta l’attrice. «Sono stata chiamata dalla casting director Francesca Borromeo tramite un amico in comune. Ho pensato non avessi nulla da perdere e sono andata. In realtà il periodo dei provini me lo ricordo poco, era un po’ tutto surreale. Direi però che sono andati bene».
E per il futuro, cosa si aspetta Matlda? «Non ne ho idea. Di certo non abbandonerò la musica che è la mia prima passione. Non ho studiato per fare l’attrice, mentre sono una musicista da quando ho 8 anni, e dal 2012 la musica è stata a lungo il mio unico vero lavoro. Con la mia band abbiamo girato l’Europa, e ora stiamo facendo concerti anche in Italia».
La sua band si chiama Rumba de Bados, ma non chiedetele il significato del nome: «Quando mi sono unita a loro si chiamavano già così. In realtà non ho idea di cosa significa. Facciamo finta che non me lo abbiate chiesto…»
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