Nuovo grande ospite al Best Movie Comics & Games: nel corso del pomeriggio di domenica 26 giugno è intervenuta Matilde Gioli, attrice celebre per il ruolo da protagonista in DOC – Nelle tue mani e che nel corso dell’evento ha ricevuto anche il premio del ventennale di Best Movie per il cinema.
Gran parte del successo della serie è dovuto al suo incredibile tempismo: un medical drama che ha esordito proprio nei primi mesi di pandemia da Covid-19. «È stato un progetto nuovo sotto vari punti di vista – ha detto Matilde Gioli nella sala gremita del Superstudio Più di Milano – Non avevo mai fatto una serie da 8-9 mesi di set. Anche il fatto di interpretare un medico e la preparazione a DOC – abbiamo partecipato a incontri al policlinico Gemelli, ad operazioni chirurgiche e siamo anche svenuti) – è un percorso che ho intrapreso con enorme entusiasmo». Poi, d’improvviso, lo stop: «A un mese dalla fine delle riprese, l’8 marzo, arriviamo sul set con la mascherina e a metà giornata la polizia blocca le riprese».
DOC – Nelle tue mani è quindi rimasta inizialmente monca del suo finale a causa del primo storico lockdown da Coronavirus. Sono andate in onda le prime otto puntate, non senza qualche perplessità da parte dell’attrice stessa: «Quando ho scoperto che sarebbe uscito in quel periodo mi sono posta vari dubbi. In un momento particolare per medici, infermieri, malattie e morti, uscire con un medical drama forse poteva essere indelicato. Invece è uscito e le persone l’hanno accolto con grande entusiasmo». La paura di Matilde Gioli era che «i medici non si sentissero rappresentati, invece ci hanno scritto e incoraggiato alla seconda stagione. Dopo un momento di paura, ha fatto numero incredibili».
La serie, nel cui cast figurano anche Luca Argentero e un altro ospite del Best Movie Comics & Games come Alberto Malanchino, è stato uno dei primi progetti italiani a doversi scontrare direttamente col tema del Covid: «Gli sceneggiatori hanno subito trovato doveroso parlarne, in quanto medical drama attuale. Hanno cercato di parlare della cosa nel modo più veritiero ma anche delicato possibile». Ne è uscita una storia totalmente aderente al reale e che ha ripreso anche alcune “mode social” del momento, come la scena del balletto di medici e infermieri: «Eravamo perplessi come attori – ha svelato Matilde Gioli – Io veramente non volevo farlo, mi sembrava forzato. Invece… la magia degli sceneggiatori: hanno previsto le emozioni che avrebbe suscitato la scena, molto bella e potente».
Per Matilde Gioli, l’approdo ad un medical drama era in qualche modo “inevitabile”: «Questo genere mi piace tantissimo, volevo fare il medico. Sono anche piuttosto severa su come vengono fatte e scritte e recitate le scene mediche, ci tenevo anche su DOC. Ho una passione per l’anatomia, guardo video di vere operazioni e non è che ci capisco ma mastico un pochino. Sono un medico mancato!».
Entrando nel merito della seconda stagione, l’interprete di Giulia Giordano ha sottolineato la vera forza del personaggio: «Quando ho iniziato a leggere lo script, ho chiesto: ma sopravviverò? Inizia con il mio corpo mezzo morto portato in rianimazione, malata di Covid. Poi si ammala la persona che amo, avevamo deciso di stare insieme e io di essere incinta. L’altra persona di cui era innamorata [il personaggio di Luca Argentero, ndr] fa un incidente e si dimentica di lei». Tutte svolte drammatiche che segnano parecchio la dottoressa: «Giulia è secca, cinica, difficile vederla rilassata e sorridere, mai una gioia! La cosa bella del personaggio è che nonostante questo rimane un medico molto impegnato, crede fortemente nella medicina, nella scelta di questo lavoro. È bello rappresentare una donna con questo impegno».
Alla fine del panel, nel corso del quale ha parlato anche di serialità televisiva assieme a Roberto Recchioni e Zerocalcare, Matilde Gioli ha svelato anche cosa vorrebbe nel suo futuro lavorativo: «Sono una grande amante del cinema horror, vorrei farne uno in Italia». Inoltre, ha anche svelato che la sua saga preferita del genere è quella de La Casa di Sam Raimi. A chi le ha chiesto se senta una qualche responsabilità nel suo lavoro, ha risposto: «Mi piacerebbe essere un buon esempio, portare nuovi argomenti ma ho la sensazione di non averne ancora il potere, forse quando avrò più sicurezza mi sentirò più un supereroe».
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