In vista dei Golden Globes, previsti per il prossimo 5 gennaio, il New York Times ha pubblicato un lungo profilo di Martin Scorsese, candidato ai Golden Globe come miglior regista per il suo ultimo film, The Irishman, e quasi certo di una nomination anche alla prossima edizione dei Premi Oscar.
Il suo fluviale e senile mafia movie da 160 milioni di dollari, prodotto e distribuito da Netflix è stato realizzato, com’è noto, dal colosso di streaming on demand perché nessuno studio hollywoodiano tradizionale era disposto a garantirgli il budget necessario per il ringiovanimento digitale dei protagonisti. Il giornalista autore dell’articolo, Davie Itzkoff, riporta che nel decennio successivo a Casinò, suo acclamato film del 1995, Scorsese si è sentito «svuotato» lavorando con le case di produzione perché «si è inevitabilmente trovato a sfidare i dirigenti dello studio che volevano ridurre i tempi di lavorazione».
Questa frattura avrebbe raggiunto l’apice durante la realizzazione di The Aviator, film del 2004 dedicato alla figura titanica e bigger than life dell’imprenditore e regista Howard Hughes, interpretato da Leonardo DiCaprio. «Le ultime due settimane di montaggio e missaggio – dice il maestro newyorkese ricordando quell’esperienza -, mi hanno fatto dire: se è questo il mondo in cui si devono fare i film, non ne farò più. È come essere in un bunker e ritrovarsi a sparare in tutte le direzioni. A quel punto inizi a capire che non stai più parlando la stessa lingua, quindi non puoi più lavorare a delle immagini».
Netflix, d’altro canto, ha garantito il pieno controllo creativo a Scorsese per The Irishman e si può supporre che il regista non sia esattamente entusiasta all’idea di tornare a lavorare con gli studios “canonici”, anche se è in predicato con la Paramount per la realizzazione del suo prossimo film, Killers of the Flower Moon. Il New York Times, al contempo, ha anche chiesto a Scorsese delle sue preferenze sui film in ballo ai prossimi Oscar e il cineasta ha fatto ricadere la sua preferenza su Parasite di Bong Joon-ho, il film sudcoreano vincitore della Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes e in grado, con la sua commistione di autorialità e spettacolarità arthouse e di genere, di ottenere un ottimo e perfino clamoroso successo di pubblico anche negli Stati Uniti.
Riguardo a Joker di Todd Phillips, invece, Scorsese dichiara di non averlo ancora visto e non sembra avere alcuna fretta di farlo, pur essendo stato in predicato per dirigerlo e produrlo per poi rinunciarvi proprio per via del suo impegno su The Irishman. Il regista è perfettamente consapevole del fatto che il film con Joaquin Phoenix s’inspiri in maniera diretta a suoi film come Taxi Driver e Mean Streets e al tal proposito aggiunge, un po’ laconico: «Ne ho visto delle clip. Lo so. Quindi è un po’, della serie: perché devo vederlo? Capisco. Va bene».
Fonte: New York Times (via IndieWire)
Foto: Getty Images
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