Mai così vicini: Michael Douglas e Diane Keaton nella nuova rom-com dickensiana di Rob Reiner. La recensione

Il regista di Harry ti presento Sally dirige i due attori premio Oscar in un film sull'amore e sulle seconde possibilità che ti offre la vita. Nelle sale da questa settimana

In un periodo in cui la commedia americana guarda ai modelli Phillips/Apatow come a testi sacri, ecco rispuntare Rob Reiner, che in Mai così vicini fa leva su una risata classica e raffinata, quasi dal sapore antico. Nel farlo, chiama al suo fianco Michael Douglas e Diane Keaton, due premi Oscar per la prima volta insieme sul grande schermo. La storia è quella di Oren Little (Douglas) uno scorbutico e cinico agente immobliare che aspetta di godersi la pensione lontano da tutto e da tutti. Le cose si complicano quando sua nipote, di cui Oren ignorava l’esistenza, entra nella sua vita: con una bambina che non conosce da accudire, i suoi piani prendono una piega inaspettata, ma l’amabile vicina di casa Leah (Keaton) si rivela una preziosa ancora di salvezza…

Reiner è uno dei registi che ha fatto la storia della commedia romantica, analizzando la relazione tra uomo e donna con una profondità rara e un forte senso del reale (non solo Harry e Sally, si pensi anche a Storia di noi due, con Bruce Willis e Michelle Pfeiffer). Invecchiando, però, sembra aver spostato lo sguardo verso le seconde possibilità che ti offre la vita, tema portante del suo Non è mai troppo tardi, e centrale anche in Mai così vicini, benché con una declinazione più sentimentale. Ma i veri punti di riferimento, qui, sono i vari Tutto può succedere o È complicato. Le similitudini sono molteplici, a partire dalla relazione tra i due protagonisti e dal modo in cui sboccia (persino certe battute si somigliano, soprattutto nelle scene d’intimità), ed è proprio questo il punto debole del film. La sensazione di deja-vu non ti abbandona durante la visione, e la storia non aiuta, lineare com’è nello sviluppo. La sceneggiatura di Mark Andrus (Qualcosa è cambiato) è troppo pigra e la regia di Reiner, sorprendentemente, preferisce guardare poco al di sotto della superficie del rapporto tra Oren e Leah, puntando – anche nei dialoghi – sui clichés più classici del genere.
Fortuna che i protagonisti sono due attori formidabili: Douglas riesce a rendere più che credibile la metamorfosi del suo personaggio, di forte stampo dickensiano (un vecchietto scorbutico e asociale che si trasforma per amore cosa vi ricorda?), senza mai gigioneggiare, mentre la Keaton conserva la sua grande femminilità e da pura veterana della rom-com guida il duo, risollevando il film nei momenti in cui rischia di precipitare nel banale.


Di uno come Rob Reiner la commedia americana avrà sempre bisogno, ma se anche lui fa un mezzo passo falso, resta da chiedersi quale sia l’alternativa valida a party sfrenati, sbronze e amnesie annesse. Tutte contro lui non ha convinto, e anche l’Europa, con il recente Babysitting e il prossimo The Stag, sembra essersi accodata al genere Una notte da leoni. Fortuna che c’è ancora qualcuno (l’unico?) su cui si può contare per un umorismo delicato e originale. Il suo nome è Richard Curtis.

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