Intervista a McG, regista di Terminator Salvation

Qual è stata la più grande sfida nel riprendere in mano una saga amata e celebre come questa? Che tipo è Christian Bale? Qual è il futuro di Terminator? In occasione dell’uscita home video del film il regista svela tutto questo e molto altro…

La guerra tra l’umanità e Skynet non è ancora finita… Lo sa bene il regista McG che, in occasione dell’uscita del Blu-ray disc (sugli scaffali da domani) e del Dvd (dal 2 dicembre) di Terminator Salvation, parla dell’ultimo capitolo della longeva saga orfana oggi del suo uomo simbolo Arnold Schwarzenegger. Produttore e sceneggiatore televisivo, McG è noto a Hollywood soprattutto per aver diretto i due film della serie Charlie’s Angels. Qui ci racconta com’è stato cambiare registro e spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scegliere Christian Bale per il ruolo del protagonista John Connor. McG rivela anche quale potrebbe essere il futuro della saga e quali sono i suoi prossimi progetti.

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Qual è stata la più grande sfida nel realizzare Terminator Salvation?
McG: «Ci sono state molte sfide. Dovevo seguire le orme di un grande come James Cameron. Dovevo inventare un film che funzionasse anche senza Arnold Schwarzenegger. Ed è proprio a queste due persone che noi dovevamo il fatto stesso di essere lì… Noi tutti siamo cresciuti amando quei film e non volevamo certo deludere i fan. Quindi dovevamo tenere in seria considerazione le origini della saga. La sfida più grande era ottenere una certa credibilità, perché credo che la serie avesse perso un po’ la rotta nel terzo capitolo. Penso che nessuno di noi morisse dalla voglia di vedere un quarto film su Terminator. Chi ne poteva sentire il bisogno? Era finita…»

Come ha cercato di ricreare quella credibilità?
McG: «Ho cercato di farlo coinvolgendo nel film persone di talento, come Christian Bale. Perché si sa che quando sentiamo che lui è coinvolto in un film immediatamente prendiamo il film più seriamente perché sappiamo che fa scelte molto attente. La stessa cosa accade se sentiamo che c’è Stan Winston (l’esperto degli effetti speciali divenuto celebre grazie alla saga di Terminator, scomparso di recente e al quale il film è dedicato, ndr) dietro alla creazione di tutte le macchine robot e che Jonathan Nolan (il fratello del regista di Chrisopher Nolan, regista fra gli altri de Il cavaliere oscuro, ndr) ha scritto la sceneggiatura. Questo ha fatto sì che il pubblico iniziasse a interessarsi davvero al progetto e ci ha permesso di mostrare che cosa eravamo in grado davvero di fare. La gente ha iniziato a rispondere positivamente. La saga di Terminator richiede grande rispetto».

Perché ha scelto Christian Bale per il ruolo di John Connor?
McG: «Perché è il migliore e il più incredibile della sua generazione. Non conosco nessun attore sulla trentina che sia più impegnato di lui. Il più grande complimento che posso fare a Christian è questo: tutti quelli che partecipano ai suoi film ne escono benissimo. Russell Crowe in Quel treno per Yuma, Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro, Johnny Depp in Nemico pubblico e ora, Sam Worthington: un semi sconosciuto attore australiano che nel film è davvero grandioso. È il miglior complimento che posso fare a Christian perché lui si mette sempre al servizio del film. Nessuno lo dice mai, ma è davvero generoso. Quindi in sintesi Christian Bale è stato fondamentale».

Lei ha diretto la vivace serie di film Charlie’s Angels e ora il più cupo Terminator. Ci può raccontare com’è stato lavorare con questi due diversi stili?
McG: «Come regista io voglio creare dei mondi che siano adeguati al film che devo girare. Quando stavo facendo Charlie’s Angels ero eccitato dalla sfida perché la gente diceva: “Non puoi fare un action movie con delle donne!” e io pensavo: “Ma si che posso! Le donne non solo possono riuscirci ma possono anche divertirsi a farlo e le ragazze sono state grandiose. Abbiamo realizzato qualcosa che assomiglia a una lettera d’amore a Los Angeles che era quello che ci voleva per il film. Ovviamente questo film è completamente diverso e io mi sento davvero a mio agio con questo genere. Questi sono film con i quali sono cresciuto: Alien, Blade Runner, Terminator, ed ero felice di avere la possibilità di esplorare un tipo di regia più duro e credibile. Ho semplicemente cercato di fare quello che era giusto. Non sempre è facile perché la gente cerca di etichettarti: “McG è il regista di Charlie’s Angels, non vogliamo che diriga Terminator”. Ho tutta l’intenzione di pagare i miei debiti così che la gente possa capire che sto cercando di essere un regista eclettico e uno scrittore prolifico. Il prossimo film che vorrei fare è basato su un musical di Broadway, Spring Awakening…»

Arnold Schwarzenegger è stato coinvolto nel film in qualche modo?
McG: «Ho parlato con il governatore Arnold Schwarzenegger fin dal primo giorno perché lui ha creato il personaggio e io volevo che lui fosse coinvolto da vicino nel processo, sia in fase di pre che – in particolare – di post-produzione. Volevo che nel film apparisse il T-800 nel momento in cui Skynet li sta costruendo. Per questo li vediamo catturare esseri umani: perché vogliono studiarne la carne e metterla sulle strutture di titanio per creare un potentissimo Terminator in grado di distruggere i bunker e ammazzarci tutti. Abbiamo ripreso quel look studiando le fotografie del corpo e del volto di Arnold Schwarzenegger e di tutto quello che serviva di quel periodo (1984, ndr) e lo abbiamo messo nei computer della Industrial Light and Magic per creare un nuovo codice visivo che ricreasse un personaggio sintetico che sembrasse un personaggio di 25 anni fa. Non era mai stato fatto prima. Ad ogni modo Arnold è stato meraviglioso, collaborativo e di grande stimolo. Non ha mai smesso di darci consigli per migliorare e cambiare le cose. Per questo spero che il momento in cui Arnold appare sullo schermo sia davvero esaltante per i fan».

Può parlarci dell’importanza di usare gli effetti speciali rispetto all’utilizzo del green screen?
McG: «Credo che sia un terribile errore dei registi moderni quello di far largo uso del green screen e dire: “non preoccupiamoci tanto alla fine lì si vedrà l’esplosione di una città”. Noi abbiamo costruito i robot, i set e la gente si è fatta male davvero maneggiando i robot. Abbiamo fatto esplodere gli edifici e lo abbiamo fatto davanti alle telecamere. E questo il pubblico lo nota. Non si considera abbastanza quanto il pubblico comprenda le reazioni fisiche sullo schermo. In Terminator Salvation abbiamo girato sequenze lunghe senza tagli. Per esempio all’inizio del film quando John Connor salta sull’elicottero che subito decolla, viene colpito e precipita, John si strappa la cintura di sicurezza, vede il fungo atomico e viene attaccato da un T-600, è un’unica scena. Questo genere di ripresa ha un grande effetto di realismo e ti permette di immergerti completamente nel film. Almeno questa è l’intenzione».

Parteciperà anche al prossimo sequel di Terminator?
McG: «Vedremo. La gente è curiosa circa quello che accadrà nel mondo di Terminator. Quello che io dico è che non ci sono sequel a meno che sia il pubblico a volerli. Ma ho già scritto la storia per i prossimi due film: si parla di viaggi nel tempo, di John Connor, di come Skynet sia arrivato fino a lì e della genesi del personaggio di Marcus. Ci sono ancora tante cose da raccontare, ma è tutto nelle mani del pubblico. Se chiederanno un altro film noi saremo pronti. Ma non posso essere così sfacciato da poterlo predire ora..».

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