In Giappone sulle orme di Holly e Benji

Passata l'abbuffata calcistica di un Mondiale senza Italia, parliamo di "calcio serio". Durante una delle mie ultime sortite nipponiche ho infatti organizzato una visita alle statue celebrative di Captain Tsubasa (Da noi Holly e Benji) nella cittadina di Yotsugi. Vi racconto come è andata...

Superclassifica Giò è una rubrica curata su Best Movie da Giorgia Cosplay, all’anagrafe Giorgia Vecchini, la più famosa cosplayer italiana di fama internazionale. Ha una passione per tutto ciò che è anime, manga, pop e nerd.

A poco più di una mezz’ora di treno da Tokyo, l’amena località di Yotsugi/Tateishi è il luogo natale del mangaka Yoichi Takahashi, il papà di Oliver Hutton (Ozora Tsubasa), e alla propria star locale la cittadina ha dedicato otto statue di bronzo raffiguranti i celebri ragazzini calciatori di Holly e Benji, che hanno cresciuto generazioni di appassionati. Appena usciti dalla stazione, ci troviamo di fronte una specie di panel informativo che avrebbe dovuto contenere delle mappe, circa il percorso da seguire per vedere le varie sculture. In realtà non c’è nulla e così, con il mio ottimo giappo-english, chiedo aiuto al capostazione che, tra una pianta della cittadina e quella degli orari dei treni, senza scomporsi, si prodiga nell’offrirci un miliardo di semi incomprensibili ma bellissime brochure. Siamo a cavallo… Ci rendiamo subito conto che sarà una bella scarpinata; i commercianti locali che sovvenzionano questo genere di iniziative hanno tutto l’interesse a disseminare le statue lungo un percorso quanto più lungo possibile, per fare in modo che l’otaku-turista si fermi spesso e consumi cibo e/o bevande o faccia acquisti nei vari store locali. Pertanto le otto riproduzioni bronzee sono equamente ripartite tra le due aree attigue, metà a Yotsugi e metà a Tateishi.

Caldo a parte, devo dire però che l’esperienza è piacevole, sembra di essere all’interno di uno di quegli scorci da ani- me anni ’80. Durante la passeggiata non ci facciamo mancare proprio nulla: il passaggio pedonale sopraelevato, le cicale che friniscono, il parco giochi con le altalene dove i protagonisti di qualche serie si raccontano le loro confidenze, i ragazzini in divisa che praticano le attività del club, la scuola con la torre dell’orologio al centro, il campo da baseball dove sicuramente si allena il Meisei e i venditori ambulanti che ci tentano con prelibatezze varie. Per una come me, cresciuta a pane e anime, questa realtà provinciale ha una bellezza così vera da essere quasi commovente.

Ma torniamo alle nostre statue. Il primo a inaugurare il lungo tragitto è nientemeno che Bruce Harper (Ryo Ishizaki), ed ecco però la prima delusione: le statue sono piccole! Va bene che sono bambini giapponesi di 10 anni, ma non si tratta purtroppo di una scala 1:1, tranne in rari casi, ed è un vero peccato. Però Bruce Harper mi è sempre stato molto simpatico, per cui faccio spallucce, un po’ di foto e continuo la mia marcia nell’assolato pomeriggio giapponese. A circa cinque minuti di cammino si arriva in un ombreggiato parco giochi e ad attenderci in una posa superganza – e come non poteva esserlo? – ecco quel figaccione di Mark Lenders (Kojiro Hyu- ga), passato alla storia più per aver lanciato la moda delle maniche arrotolate che per il Tiro della Tigre. Foto di rito e bacio: mi sei sempre piaciuto un casino, bello e dannato come sei! Si prosegue per altri 10 minuti, per arrivare a un campo da calcio sterrato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccolo Oliver Hutton, stavolta in scala 1:1. Aspetto il mio turno e mi faccio immortalare accanto al numero 10 della New Team. Lo scruto bene ancora qualche minuto dalle varie angolazioni e cerco sulla mappa il prossimo punto da raggiungere: sono molto ottimisti nel segnare sei minuti a piedi per quelli che sono almeno il doppio se non di più. Ma pazienza, siamo in ballo per cui si balla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al mese prossimo per il resto del tour!

Foto: © Courtesy of Giorgia Cosplay

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