Il trono di spade 6, Roberto Recchioni rivive la madre di tutte le battaglie

L’episodio 9 della sesta stagione del Trono di Spade come nuovo paradigma per tutte le battaglie campali di cinema e televisione. Un pezzo di serialità leggendaria che ricorderemo… con i nostri nipoti

trono di spade 6

Da febbraio 2016, Roberto Recchioni (fumettista e romanziere, oltre che curatore di Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore) firma su Best Movie A scena aperta, rubrica in cui svela i segreti delle scene più belle dei film disponibili in home video.

BREVE E LACUNOSA STORIA DELLE BATTAGLIE CAMPALI DI STAMPO MEDIEVALE NELLA STORIA DEL CINEMA E DELLA TELEVISIONE

Prima del Braveheart di Mel Gibson facevano tutte schifo, dopo hanno copiato tutte il Braveheart di Mel Gibson e sono diventate molto meglio. E quando dico “tutte”, intendo che anche quelle celebrate della trilogia de Il Signore degli Anelli non sono altro che una deriva in salsa fantasy di quanto già visto nel capolavoro del regista di La battaglia di Hacksaw Ridge.

BREVE E LACUNOSA STORIA DELLE BATTAGLIE CAMPALI DI GAME OF THRONES FINO ALLA SESTA STAGIONE

Tendenzialmente inesistenti. La serie, specie nelle prime stagioni, non godeva di un budget adeguato per metterle in scena e gli sceneggiatori erano costretti a creare delle ellissi narrative per girargli attorno senza mostrarle mai veramente. Quando proprio erano obbligati a mostrare qualcosa il risultato era, grossomodo, quello di tirare su una schermaglia con una decina di armigeri che agitavano casualmente delle spade di plastica, un cavallo messo di quinta a chiudere il campo visivo e un fuocherello sullo sfondo a suggerire la violenza della guerra. Una situazione talmente grottesca da essere diventata motivo di ironici tormentoni. La sesta stagione però, forte di un successo planetario e di un budget decisamente più corposo, si è presa la sua rivincita e ha messo in scena uno degli scontri più epici mai ripreso da delle cineprese.

ANTEFATTO

[Se non volete spoiler, fermatevi qui]

Jon Snow e Ramsay Bolton sono arrivati alla resa dei conti. Il bastardo degli Stark e il bastardo dei Bolton si incontrano sulla piana di Winterfell alla testa di due eserciti per darsi battaglia. Il pronostico è tutto contro gli Stark, che si sono presentati con pochi soldati addestrati, pochi arcieri, un mucchio di bruti privi di qualsiasi disciplina e nessuna cavalleria pesante. Dalla loro hanno solo un gigante dei ghiacci e il coraggio del loro condottiero. Dall’altra parte, i Bolton sono forti di una migliore posizione sul campo, di molti uomini esperti e ben armati, e di una devastante forza a cavallo in armatura. Sembra uno scontro senza speranza, specie perché Jon Snow, cadendo nella più scema e improbabile delle provocazioni, si è appena lanciato alla carica, da solo, contro l’esercito nemico.

SVOLGIMENTO

E qui viene il bello. Perché nonostante la battaglia di Winterfell abbia uno svolgimento del tutto improbabile e sconclusionato, una roba da far venire un attacco epilettico a qualsiasi esperto di storia medievale, è anche la sequenza più spettacolare e meglio raccontata in termini visivi dell’intera serie, un pezzo di cinema di alta classe iscritto all’interno in una serie televisiva che brilla per molti motivi ma che raramente lo fa per la ricchezza o la superiore qualità della sua messa in scena. Il centro narrativo della scena sono Jon Snow, calato nel cuore della battaglia, e Ramsay Bolton, fermo su una collina a dare ordini. Tra i due c’è una sorta di dialogo a distanza dove le parole sono sostituite dai colpi di spada e dall’andamento dello scontro. Jon si lancia come un pazzo verso morte certa. Ramsay sorride soddisfatto. Jon si salva miracolosamente grazie alla carica della sua cavalleria, raccontata, peraltro, in maniera magistrale con un secondo piano da urlo. Ramsay fa una smorfia di disappunto e ordina ai suoi arcieri di fare strage di nemici e alleati. E via così, una mossa dopo l’altra, nella più sporca e sanguinosa partita a scacchi mai giocata. La logica non esiste. Il senso non esiste. Esiste soltanto la violenza, il coraggio, l’emozione e la forza. E una regia perfetta che, finalmente, può esaltare l’aspetto più epico dell’opera di Martin. Tutto è raccontato in maniera sublime, stando addosso ai personaggi ma al contempo mettendo ben in evidenza gli elementi di sfondo che si muovono e compenetrano la narrazione principale. Non ci sono trucchi, non ci sono ellissi, non ci sono scappatoie: è una gigantesca battaglia raccontata come tale, senza badare a spese.

La Battaglia dei Bastardi occupa gran parte del nono episodio della stagione, una scelta narrativa estrema, una scommessa rischiosa e vincente perché, finalmente, la catarsi di uno scontro campale esplode in tutta la sua terribile gloria all’interno della serie e lo fa alzando la posta in gioco a livelli stratosferici. Questa sequenza è non solo il paradigma con cui gli autori di Game of Thrones dovranno confrontarsi d’ora in poi ma dovrebbe essere presa anche come nuovo punto di riferimento per scene analoghe portate sullo schermo da produzioni ben più ricche, come quelle cinematografiche, al pari di quanto successo con le battaglie di Braveheart.

CONCLUSIONE

Anche se non siete fan di Il trono di spade dovreste guardare perlomeno questa scena perché, come direbbe il vecchio Bill Shakespeare, quando sarete vecchi e avrete dimenticato tutto il resto, ricorderete con fierezza quest’episodio. Allora, nomi come David Benioff, D. B. Weiss, Miguel Sapochnik, Fabian Wagner, Tim Porter, Ramin Djawadi saranno evocati nei vostri brindisi e rivivranno in questa storia. E ogni brav’uomo la racconterà al figlio, e l’episodio 9 della sesta stagione di Game of Thrones non passerà mai, da quest’oggi, fino alla fine del mondo, senza farci rivivere con lui. Noi pochi. Noi felici. Noi, banda di fratelli.

Di seguito, cofanetto e contenuti extra della sesta stagione del Trono di spade:

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  • La battaglia dei Bastardi
  • 18 ore negli studi Paint Hall
  • 13 commenti audio del cast e della troupe
  • Scene eliminate
  • Guida agli episodi
  • Storie e folklore
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