Il grande Gatsby: rileggendo il libro, in attesa del film con Leonardo DiCaprio

Quarta trasposizione del romanzo di Francis Scott Fitzgerald firmata da Baz Luhrmann, il regista di Moulin Rouge e Romeo+Juliet

Cresce l’attesa per Il grande Gatsby di Baz Luhrmann, qui nella triplice veste di regista, produttore e sceneggiatore (assieme a Craig Pearce). La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald; personalmente ho perso il conto delle trasposizioni cinematografiche del romanzo che, assieme a Tenera è la notte, rappresenta il meglio, secondo la critica, di quello che Fitzgerald ha consegnato alla storia della letteratura americana. Sarà vero? Per giudicare sarebbe opportuno leggere tutta la sua produzione, cosa che, come direbbe qualcuno, mi manca. Ciò che non mi manca, però, è la lettura intensa e appassionata di Il grande Gatsby che mi ha spinto a proseguire proprio con Tenera è la notte. Prima, quindi, di raccontarvi del romanzo e della pellicola scelta come film d’apertura del prossimo Festival di Cannes, data inaugurale 15 maggio, sarebbe bene soffermarsi sull’intento di Fitzgerald. Molti hanno considerato Il grande Gatsby come un racconto autobiografico. Certo è che Jay è testimone disincantato degli Anni Ruggenti, così colmi di innovazione e tristemente destinati ad un epilogo frettoloso e doloroso che culminerà nella crisi del ’29. La struggente e romantica malinconia di Gatsby si fa forte di una consapevolezza anacronistica del futuro prossimo che appartiene più all’autore del romanzo che al personaggio stesso e che riempie di vera umanità le pagine del racconto.

Se qualcuno avesse ancora la lungimiranza di chiedermi quale sia il libro che per un motivo o per un altro ha cambiato la mia vita, non potrei esimermi dal citare Il grande Gatsby. Incontrare Daisy è un’esperienza toccante che fa riflettere su quanto sia delicato e inverosimilmente fragile l’amore che, se abbandonato, dimentica se stesso. Fitzgerald nelle pagine del suo romanzo sembra riuscire ad evidenziare, nel caos della ricchezza e dell’ignorante spensieratezza degli anni venti, un amore malinconico quanto maledetto, sporcato dal dio denaro, motore della vita di Tom, diavolo tentatore del fantasma di ciò che Daisy era stata.

La storia di Jay e Daisy è affidata ad un personaggio interno al romanzo, Nick, secondo la tecnica propria di Henry James. Siamo nell’estate del ’22. Nick lavora in borsa, è un uomo semplice, che non vive nel lusso, sia perché non se lo può permettere, sia perché i suoi principi lo hanno da sempre spinto a ricercare una vita attenta alla morale e fondamentalmente puritana. In tal senso, è uno dei pochi a non essere abbagliato dallo sfarzo e dalla ricchezza di Gatsby, suo vicino di casa: uomo misterioso, che apre la sua dimora a grandi feste in pieno stile età del jazz. Ma Nick, nonostante le differenze, sarà da subito colpito da quest’uomo, spinto dalla convinzione che in lui ci fosse «qualcosa di magnifico, una sorta di elevata sensibilità alle promesse della vita». Invitato ad una di queste maestose feste, dove estranei bevevano e ballavano senza neppur conoscere il padrone di casa, Nick diventa ben presto il confidente di Gatsby, scoprendosi pedina preziosa per il raggiungimento dell’unico sogno dell’oscuro miliardario: far rivivere il passato e il suo amore per Daisy, cugina di Nick. Ma, come saggiamente suggerisce Nick in uno stupendo passo del romanzo, il passato non si può ripetere. La vana illusione di Gatsby di riconquistare Daisy, ora intrappolata in un matrimonio infelice con Tom, svela proprio la contraddizione di un amore passato che non può tornare e di un’epoca destinata al tramonto. Quello di Fitzgerald è un capolavoro perché cattura questa storia d’amore, ne regala fotogrammi intimamente passionali e al tempo stesso la supera nell’ottica di un universalismo anche politico e sociale. Fitzgerald mi ha insegnato ad affrontare il presente senza fantasmi, mi ha raccontato la tragicità di un amore non corrisposto e mi ha spiegato l’esistenza di persone senz’anima: «Era gente sbadata, Tom e Daisy – rompevano cose e persone e poi si ritiravano nei loro soldi e nella loro enorme noncuranza o qualunque cosa fosse che li teneva insieme, e lasciavano che fossero altri a pulire lo sporco che lasciavano…».

Ritornando agli adattamenti cinematografici, non è proprio vero che ho perso il conto. Con mio grande rammarico la prima versione del ’26 muta sembra esser andata perduta; ad essa ne seguirono almeno altre due, una delle quali, quella del ’74, ha goduto di grande successo, grazie alla delicata sceneggiatura di Francis Ford Coppola, che ha preservato parte dei dialoghi del romanzo, e l’interpretazione degna di Oscar (non ricevuto) da parte di Mia Farrow nei panni di Daisy e di Robert Redford in quelli di Jay Gatsby. Non vi nascondo che a me è piaciuto molto e, pensando al trailer con Leonardo Di Caprio nell’imminente adattamento di Luhrmann, è chiaro che un confronto è impensabile. Se siete giovani troverete la versione del ’74 lenta ma non fatevi ingannare dall’ennesimo stereotipo: Mia Farrow penso sia insuperabile e il dramma romantico che la vede protagonista merita di comparire nella vostra personale videoteca, se non altro per uno spaccato di un’epoca difficile da trovare altrove.

Sta di fatto che la pellicola di Luhrmann promette una rivisitazione contemporanea del romanzo di Fitzgerald dove la consapevolezza storica e la filosofia dell’uomo lasciano spazio al ritmo contemporaneo, al fascino di una storia mitizzata, al sesso e alla dirompente ricostruzione in chiave attuale del mito di un’epoca, quella del jazz, che ha contribuito, grazie all’effettiva fiducia nella novità e nel futuro, a creare il mito del sogno americano, illusione di una (tra le tante) età dell’oro, bugia o verità del genere umano.

Pillole sul cast de Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann. Non sottovalutate, per chi non avesse intenzione di leggere il romanzo, il ruolo di Nick, attento commentatore delle vicende, nonché protagonista alla pari per la sua umanità, il coraggio e l’abbozzata storia d’amore con la signorina Baker. La parte è affidata al redivivo Tobey Maguire: per alcuni l’unico vero Peter Parker della saga firmata da Sam Raimi, torna sulle scene dopo The Details del 2011, troppo indipendente per attraversare l’Atlantico. Leonardo DiCaprio non ha bisogno di presentazioni; Carey Mulligan già soffre la toto concorrenza delle attrici prese in considerazione e poi decadute: tra le altre una lanciatissima Anne Hathaway, Scarlett Johansson e Keira Knightley: dovrà puntare tutto sull’effetto sorpresa.

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