Impegnato nelle riprese del suo ultimo film dedicato a Dante Alighieri, Pupi Avati – collegato da remoto per ricevere il premio Lanterna delle arti alla carriera, a lui assegnato nella serata conclusiva della seconda edizione del Festival Genova Reloaded – rivela cosa l’ha spinto a realizzare un film sul sommo poeta: «Sono innamorato di Dante e attraverso questo film voglio dare una valenza didattica e affettiva al poeta della Divina Commedia, perché vorrei che le persone e i ragazzi leggessero la sua opera, non subendola ma amandola, cercando di capire chi è stato questo uomo segnato dalla vita», è la premessa.
Quello che vedremo alla fine sarà un Dante inedito, probabilmente diverso dall’immaginario comune. Lo scopriremo attraverso Giovanni Boccaccio («È stato lui il primo biografo di Dante Alighieri»), e nel film, nelle vesti di un detective interpretato da Sergio Castellitto, ci porterà «a scoprire quest’uomo che è stato soprattuto un ragazzo», dice rivelando personaggi e cuore della trama.
Il film intreccia la vita del poeta: «Aveva solo 5 anni quando ha perso la mamma e il padre gli ha risposto che se era triste gliene avrebbe trovata un’altra, come se la mamma fosse una persona intercambiabile». Altro punto imprescindibile, l’incontro con Beatrice: «Conosce questa bambina incantevole quando era ancora un bambino», la segue e la insegue e «dopo nove anni, un giorno di settembre lei lo saluta».
In quel saluto c’è una conquista: «Beatrice aveva cinque sorelle che prendevano in giro Dante e lo allontanavano da lei». Con il suo film Pupi Avati ci porterà a conoscere quel Dante che non ci aspettiamo, lo farà a suo modo, e probabilmente anche questa volta riuscirà a sorprenderci e conquistarci, così come Dante ha conquistato lui.
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