«Mia madre mi diceva sempre di sorridere e mettere una faccia felice. Mi diceva che ho uno scopo: portare risate e gioia nel mondo…»: a Venezia 76 è finalmente giunta l’ora del lungometraggio più atteso dell’edizione di quest’anno, il Joker di Todd Phillips, inserito nel Concorso ufficiale e con protagonista Joaquin Phoenix. Uno straziante e disperato racconto sull’origin story del comico fallito Arthur Fleck, divenuto il temibile clown di Gotham City, già interpretato in passato al cinema da Jack Nicholson, Heath Ledger e Jared Leto. Nel cast del film, nelle nostre sale dal 3 ottobre, troviamo anche Robert De Niro, Zazie Beetz, presente a Venezia ad accompagnarlo, e Frances Conroy.
«Joker ha un tono diverso rispetto ai film che ho fatto prima – ha esordito in conferenza stampa il regista, già dietro la macchina da presa per Una notte da leoni e alle prese col banco di prova che potrebbe cambiare il corso della sua carriera -, Mi hanno influenzato sicuramente tanti personaggi degli anni ’70 e naturalmente sono un fan dei film di Scorsese come Taxi Driver e Re per una notte. Io non faccio parte del mondo del fumetti e non sono in concorrenza con la Marvel, però. I cinecomic oltretutto vanno molto bene e non hanno bisogno di essere cambiati, ma a noi piaceva l’idea cimentarci con un approccio speciale al genere, per cui abbiamo continuato a spingere e alla fine lo studio si è armato di coraggio. È così che abbiamo fatto il film».
Venezia ha già accolto con molto entusiasmo il film dedicato all’arcinemico di Batman, icona maledetta popolarissima e cattivo tra i più influenti dell’immaginario collettivo di ogni tempo. Il Joker proposto in questo caso è un reietto solitario e alle prese con un’esistenza al collasso, traumatica come non mai e scandita da una risata inquietante e sinistramente liberatoria, con un che di fanciullesco e tanto di demoniaco. «Insieme al co-sceneggiatore Scott Silver abbiamo potuto scrivere il film con tutta la libertà del mondo e farlo come volevamo, creando ogni giorno delle cose pazze – continua Phillips -, I film spesso e volentieri sono specchio della società e hanno un’influenza nel modellarla, anche se non credo che sia un film politico, dipende tutto dal mondo in cui lo si guarda in fondo. Abbiamo iniziato a scriverlo nel 2017 e abbiamo preso alcuni elementi del fumetto utilizzandoli a nostro piacimento: l’idea del comico fallito, ad esempio, ci piaceva moltissimo».
Joaquin Phoenix, che naviga già a vele spiegate verso l’Oscar, descrive invece il processo che l’ha portato a interpretare quest’uomo calato nella Gotham City del 1981, una sorta di Amleto americano: «Il mio personaggio è davvero difficile da definire e non voglio nemmeno farlo; è totalmente nostro, mio e di Todd, e parte da zero. Ho fatto dei passi indietro per mantenerne il mistero, ma abbiamo continuato a scoprire delle cose su di lui che non sapevamo fino all’ultimo giorno di riprese. Non mi era mai accaduto prima. Mi sono preparato al ruolo parlando con Todd: abbiamo letto un libro che suddivideva le varie personalità, anche se non mi piacerebbe se uno psichiatra potesse identificarle. Ho iniziato affrontando il tema della perdita e perdendo molto peso, cosa che già ti colpisce psicologicamente. Mi piaceva la luce di Arthur, il suo tormento ma anche la sua gioia, la lotta per la felicità, l’amore, il calore materno. L’ho sviluppato per 8 mesi e non credo di aver mai avuto un personaggio simile».
«Uno dei lavori del regista è quello di definire il tono – aggiunge poi Phillips -, La violenza che c’è nel film è parte di quest’atmosfera. Potrebbe sembrare un film molto violento, ma se guardi John Wick, per esempio, lo è molto di più! In Joker abbiamo inseguito una chiave realistica, una violenza che fosse un pugno nello stomaco. Abbiamo lavorato molto insieme con Joaquin, sei mesi prima del via alle riprese. Quando abbiamo iniziato a girare abbiamo continuato le nostre discussioni e di fatto non sono mai finite. “Magari avessimo più tempo per girare perché rifarei vecchie scene”, mi dicevo».
Sulla risata del villain, difficilissima da dimenticare una volta visto il film e di una forza rara per la capacità di aggiungere sfumature disturbanti e paranoiche al personaggio, Joaquin Phoenix, con la ritrosia che lo caratterizza, preferisce non entrare troppo nel dettaglio, rimanendo vago: «Si tratta di qualcosa di doloroso, che fatica ad emergere, e abbiamo voluto ricrearla in maniera un po’ nuova. Ho fatto diverse proposte a Todd prima di arrivare alla versione definitiva di quella risata, delle varie e proprie audizioni: non volevo che fosse ridicola e non mi sentivo in grado di farla. Alcune di esse infatti lui le ha rifiutate dicendomi: “Non farle assolutamente, ti prego!”».
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