Festa del Cinema di Roma, Pierfrancesco Favino racconta Promises: «Sono romantico, ma non c’ho la faccia»

Il resoconto della conferenza stampa dell'attore e della regista Amanda Sthers

pierfrancesco favino

L’amore torna al centro dell’attenzione nella quarta giornata della Festa del Cinema di Roma: a raccontarlo ci ha pensato Amanda Sthers, regista di Promises con Pierfrancesco Favino e Kelly Reilly. La conferenza stampa e una successiva mini-press sono state le occasioni perfette per approfondire i punti fondamentali del film, che si è preso la copertina del numero di ottobre di Best Movie.

A partire da una domanda: ma che ci fa Favino in un film romantico? L’attore italiano, tra i più riconosciuti e sfruttati sul piano internazionale, non è infatti solito a questo genere. «In realtà io sono romantico, ma non c’ho la faccia» ha ironizzato lui, che nel film interpreta Alexander, uomo diviso tra le origini italiane e inglesi e l’amore tormentato per una donna che non può avere. «Quando Amanda me l’ha proposto sono stato felicissimo di farlo. Con Alexander condivido tantissime cose: sono idealista, romantico, reale. Ho trovato molto bello dall’inizio la capacità che da donna aveva di saper guardar alle fragilità degli uomini senza giudicarli» ha raccontato.

Cr. by Antonio Masiello/Getty Images for RFF

Una differenza però tra attore e personaggio c’è: «Non ho la tendenza a procrastinare così tanto. Però lo capisco, è una cosa capitata a tutti. Il tempo giusto dell’incontro è una cosa che determina il vissuto. Lo puoi dire di un film, di un libro, di una persona o di un lavoro. Ci sono occasioni in cui il tempo è sempre sbagliato. Altre in cui raramente invece è esattamente quello del tuo desiderio». Proprio il tempo, il suo scorrere e la sua non linearità sono centrali in Promises, film realizzato con un montaggio “a spirale” in cui passato, presente e futuro si incrociano continuamente: «Il montatore mi ha aiutato molto a crearla – racconta Amanda Sthers – È importante non solo la linearità del tempo ma anche la durata dei momenti: il primo bacio non è mai lungo come il momento in cui ti annoi a scuola. C’è sempre una re-invenzione del tempo».

Un concetto, questo, che trova riscontri nei debiti letterari enormi che Promises ha nei confronti di Marcel Proust e il suo Alla Ricerca del Tempo Perduto, ma anche all’italianissimo Calvino. Alexander è allo stesso tempo il bambino che si arrampica su un albero ne Il Barone Rampante, rifugiandosi nel suo idealismo, e l’uomo anziano che riflette sui rimpianti e gli amori mancati: «Alla fine riflette su una seconda opportunità – sottolinea Favino – Non è più terrena ma ha un aspetto idealista, se la tiene stretta pur sapendo che è una bestialità». Tra le due diverse anime, però, l’attore non sceglie: «Mi ritrovo molto nel fatto di non aver bisogno di dare un identità sicuro o restringerlo in una delle due categorie. Penso sia interessante perdonarci un eccesso di idealismo o pragmatismo e Alexander è questo».

Cr. by Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/WireImage

Riflettendo invece sul senso del tempo a livello personale, Favino ammette che è qualcosa «che desidero, voglio averne di più. Non perché ne sento la mancanza ma perchè sono avido di cose da fare. Mi sembra che tutto oggi sia istantaneo, che le cose nascono e muoiono. C’è una nuova percezione del tempo e un po’ mi spaventa, nulla resta».

Favino non è stata una scelta casuale: Amanda Sthers ne apprezzava da tempo le qualità e quando ha scoperto del suo perfetto accento inglese lo ha voluto per la parte. Non solo:  «La sua mascolinità è stata vista in molti film, ma nei suoi occhi c’è anche qualcosa di gentile e contradditorio. Era perfetto per un ruolo di qualcuno che fosse partecipe di entrambe le cose». Alexander è infatti un uomo che mostra le sue fragilità e Favino non teme di farlo: «Sono cresciuto in un ambiente molto femminile – dice durante la mini-press di PromisesEssere in contatto con le proprie emozioni non è sintomo di debolezza. In questo momento siamo tutti fragili, in contatto con la nostra fragilità e paura. Questo ultimo anno e mezzo ci ha costretto ad avere a che fare con noi stessi. Abbiamo scoperto quanto siamo fragili e abbiamo bisogno degli altri, ma quanto ci siamo induriti».

Cr. by Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/WireImage

Il film, nel cui cast oltre a Kelly Reilly figura anche Jean Reno, sarà nelle sale a partire dal 18 novembre.

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