Disney+ sembra essere finita ancora una volta sotto il fuoco incrociato delle critiche per la presenza in catalogo di alcuni noti personaggi Marvel.
Questo è solo l’ultimo capitolo di una polemica innescata negli scorsi mesi da una nota associazione americana, il Parents Television and Media Council (PTC). Lo scorso marzo i suoi membri avevano aspramente criticato la piattaforma streaming per l’arrivo in catalogo delle note serie Marvel originariamente sviluppate per Netflix. Tra queste vi sono Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist, The Defenders, The Punisher e Agents of S.H.I.E.L.D., tutti show indirizzati ad un pubblico maturo.
Ma di cosa si occupa nello specifico il PTC? L’associazione è nota per le sue azioni di pressione che spesso sfociano nella pubblicazione di ricerche non supportate da studi scientifici che indagano gli effetti potenzialmente dannosi sui minori provocati da film o serie TV. Tra i mezzi di pressione più usati dal gruppo vi sono la sospensione degli spazi pubblicitari, la pressione diretta sui responsabili delle emittenti contestate e l’invitare i telespettatori al boicottaggio. Le dichiarazioni dell’associazione godono inoltre di una notevole copertura mediatica, nonostante questa sia composta da meno di 12.000 membri – quindi meno dell’1% della popolazione statunitense – e non sia soggetta alla verifica di nessun organismo di controllo indipendente.
Oggi tocca è toccato a Deadpool e Logan, le due pellicole prodotte dalla fu 20th Century Fox acquisita poi dalla Disney, a finire nel mirino del PTC. I film sono ora disponibili su Disney+ e l’associazione ritiene che la loro presenza in catalogo non faccia altro che violare una presunta promessa fatta dall’azienda. In un comunicato stampa il presidente del PTC Tim Winter ha dichiarato:
«Tre anni fa, la Walt Disney Company ha fatto una promessa alle famiglie: Nessun film vietato ai minori sarà presente su Disney+, hanno detto. È una piattaforma incentrata sulla famiglia , hanno detto. Abbiamo Hulu per il nostro target adulto, hanno detto. Ora scopriamo che ci stavano mentendo. Dopo decenni di brillantezza aziendale e affermandosi come il marchio più affidabile al mondo per le famiglie, i manager oggi in seno alla Disney hanno deciso di buttare tutto nel gabinetto».
Winter ha poi aggiunto:
«Mentre Disney+ indirizza i suoi abbonati al proprio parental control, la mera presenza di contenuti vietati ai minori e TV-MA [contenuti televisivi non adatti ai minori di 18 anni, ndr.] viola la fiducia e la sensibilità delle famiglie. Ciò che ha richiesto decenni per essere costruito è ora stato cancellato in pochi mesi. Un giorno in un futuro non troppo lontano, le scuole di business guarderanno indietro a questa brusca inversione a U aziendale analizzando ciò che è successo alla Walt Disney Company, un tempo grande. E nel frattempo, le famiglie continueranno ad essere tristemente ignorate da Hollywood».
Per far fronte ai contenuti sempre più variegati e trasversali del suo catalogo, dallo scorso 16 marzo Disney+ ha aggiornato le impostazioni del parental control. Ora vi è infatti la possibilità di poter aggiungere un codice PIN per bloccare i profili degli utenti minorenni insieme all’opzione per la restrizione dei contenuti, una decisione che sembra comunque non essere stata sufficiente per placare le ire del PTC.
Fonte: ComicBook
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