Comicon 2019, Tom Cullen presenta la seconda stagione di Knightfall

L'attore si è raccontato al pubblico del Comicon, parlando dei ruoli che più lo hanno segnato e dei suoi show preferiti. Ma anche del futuro del suo Landry, di armature pesantissime, degli incidenti sul set, di religione e del personaggio di Mark Hamill, new entry dei prossimi episodi di cui abbiamo scoperto qualche dettaglio interessante...

Sono stati i cavalieri templari i grandi protagonisti dell’ultimo giorno di Napoli Comicon, e con loro la seconda stagione di Knightfall, serie tv in onda dal 23 maggio su History Channel e che dell’ordine cavalleresco racconta la caduta a partire dalle vicende di Landry, valoroso guerriero interpretato dall’attore britannico Tom Cullen, salito sul palco dell’auditorium della Mostra d’Oltremare a raccontare lo show e le (dis)avventure del suo personaggio, prima della proiezione in anteprima del pilot di stagione.

A intervistarlo il direttore di Best Movie Giorgio Viaro, curatore della sezione Cinema e Serie Tv del Comicon.

Di Knightfall abbiamo già visto la prima stagione e siamo in attesa della seconda, ci racconti di cosa parla la serie?

«È una serie tv sui templari ma si concentra soprattutto sulla loro caduta, la fine del loro periodo d’oro e il rapporto complicato con il re di Francia Filippo IV che ne orchestrerà la persecuzione e la morte sul rogo. Il mio personaggio è un guerriero scoraggiato dai fallimenti dei templari in Terra Santa rinvigorito dalla ricerca del sacro Graal, durante la quale si innamora della moglie del re. I due iniziano una relazione clandestina destinata a terminare nel sangue.»

Infatti alla fine della prima stagione ti lasciavamo in grande difficoltà, cosa dobbiamo aspettarci dalla seconda?

«Il mio personaggio si trova ad aver toccato il fondo, il punto più basso della propria esistenza. Si odia per – SPOILER se non avete visto la prima stagione – aver lasciato morire la donna che armava e si sente in colpa. È convinto di essere una persona tossica, per questo non vuole che la gente gli stia vicino e ha paura di trasmettere alla figlia questa tossicità. La stagione due è perciò una storia di redenzione agli occhi di Dio e dei suoi compagni. E poi cerca la sua vendetta.»

In questa seconda stagione s’è aggiunto al cast una star d’eccezione, Mark Hamill, il Luke Skywalker di Star Wars, come è stato lavorare con lui?

«È stata una vera emozione perché con il personaggio di Luke Skywalker ho una connessione speciale. Mio fratello ha 8 anni meno di me e quando era solo un bambino decisi di fargli conoscere Star Wars. Così viaggiammo per 40 minuti da casa nostra tra le montagne del Galles per andare ad affittare una VHS. Ebbene mio fratello restò folgorato da quella visione. Imparò a memoria i film. Ricordo che gli organizzavamo feste di compleanno a tema e riproducevamo anche i combattimenti più famosi. Poi siamo entrambi cresciuti, anche lui è diventato un attore ed è nel cast di Knightfall. Così è successo che un giorno, durante gli allenamenti prima dell’inizio delle riprese, tra una prova e l’altra e mi sono accorto andando al camerino del trucco che su uno dei camper per gli attori era stata attaccata la foto di Mark Hamill. Ho così capito che era stato scelto per la parte e sono corso a dirlo a mio fratello, pregandolo di non dirlo a nessuno, non essendo ancora un’informazione ufficiale. Lui invece s’è messo a urlare! Non riusciva a trattenere l’emozione. È stato bello.»

Puoi dirci qualcosa del suo ruolo nello show?

«Non c’entra nulla con quello di Star Wars e non solo perché ha una lunga barba bianca, ma soprattutto perché almeno inizialmente è una brutta persona, che mi odia. Nel corso delle puntate però inizia a sciogliersi e tra il suo e il mio personaggio si crea un rapporto di reciproco rispetto.»

Knightfall parla di guerre di religione, e fede assoluta, com’è fare parte di questo tipo di show in un momento come il nostro, in cui la religiosità vive un momento difficile?

«La storia che raccontiamo è bellissima, mi sono a lungo documentato prima di iniziare a lavorarci e ho letto molti libri di storia ma anche di leggende collegate ai templari. La mia speranza è che guardando la serie le persone inizino a volerne sapere di più dei Templari e documentandosi capiscano anche cosa è successo durante il periodo delle Crociate, anche perché tutto è iniziato per una bugia del Papa che sentiva di stare perdendo il potere e che inventandosi una guerra conto i musulmani ha dato vita a un conflitto di cui in qualche modo ancora oggi stiamo vivendo le conseguenze.»

Com’è lavorare in un set del genere? Ci sono delle puntate in cui sei coperto di fango dalla testa ai piedi.

«Devo dire che non è facile! Il costume pesa 13 chili, ho dovuto mettere su 15 chili di muscoli solo per poter camminare; la prima volta che l’ho indossato non sono riuscito a muovere un passo, mi sentivo schiacciare. Poi ci sono combattimenti e battaglie, mi sono anche schiacciato un dito e rotto l’alluce del piede. Ma detto questo, il mio è un lavoro bellissimo e mi sento estremante fortunato ad avere la possibilità di farlo.»

Sei molto giovane ma hai fatto molte serie tv, come Downton Abbey. Com’è stato lavorare in quella serie cult?

«Sono stato tra i protagonisti dello show per un paio di stagioni ed è stato molto bello, soprattutto perché ho avuto la possibilità di conoscere bene Maggie Smith, che è una delle persone più simpatiche e divertenti mai incontrate in vita mia. Poi in Knightfall ci sono un paio di attori che hanno recitato anche in Dowton Abbey, ad esempio Jim Carter, cioè il maggiordomo Carson, che qui interpreta il papa. È stato bello ritrovarli.»

Hai fatto tante serie tv, ma qual è la tua preferita?

«Beh, come non nominare il Trono di Spade. Ho iniziato a vederla perché Kit Harington, che interpreta Jon Snow, è un mio caro amico, per cui volevo vedere lui, ma poi mi sono appassionato moltissimo. Tra quelle viste di recente invece mi sento di consigliare Pen15 che è davvero assurda, ma molto ben scritta e interpretata.»

Sei stato in vari show tv ma il successo lo devi al film di Andrew Haigh, Weekend. Che ci racconti di quel periodo?

«Beh, quel film mi ha cambiato la vita. È stato il mio primo film in assoluto, il giorno prima lavoravo come cameriere in un bar, ero senza un soldo e non potevo nemmeno permettermi un cellulare, il giorno dopo ero a New York a posare per Vogue con in tasca il contratto per un altro lavoro. Devo tutto ad Andrew, che è una persona meravigliosa con cui ho un rapporto speciale che custodisco con cura.»

Ma sei stato tra i protagonisti anche del film Mine diretto dai registi italiani Fabio Guaglione e Fabio Resinaro!

«Verissimo! Sono il soldato che salta in aria nei primi minuti del film, ma ho bellissimi ricordi di quel set e i due Fabio sono persone deliziose, mi sono trovato benissimo a lavorare con loro e con Armie Hammer che era il vero protagonista del film.»

Qui il video del panel:

Foto: Visionarea

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