Nell’immaginario pop il corpo ha mille forme e mille usi. Il cantautore e autore di giochi da tavolo Immanuel Casto, la pornostar Valentina Nappi e la fumettrice Fumettibrutti, moderati dall’autore Mauro Uzzeo e da Jacopo Costa Buranelli della casa editrice J-POP, hanno raccontato davanti all’eccitato pubblico del Comicon di Napoli, durante l’incontro che si è tenuto nell’auditorium della Mostra d’Oltremare, i propri esempi favoriti di usi creativi del corpo tra fumetti, videogiochi, cinema e tv.
S’è discusso sulle trasformazioni grafiche dei propri corpi nelle loro recenti o imminenti produzioni (Fumettibrutti arriverà tra poco in libreria con un secondo graphic novel edito da Feltrinelli) e su quel che si vorrebbe raccontare, attraverso il corpo. Qui di seguito quel che ne è uscito:
Valentina Nappi
Accolta da una standing ovation, la porno star ha raccontato senza peli sulla lingua la sua esperienza, a partire dal documentato Io sono Valentina Nappi fino a Queen Kong, il cortometraggio porno diretto da Monica Strappini in cui il suo corpo è stato trasformato in quello di un orco verde.
«Mi piace paragonare il porno alla cucina. E mentre nella cucina a essere pop sono i sapori dolci, piacevoli, e quelli amari sono spesso bistrattati, nel porno è successo l’opposto e le pratiche estreme sono quelle che suscitano più curiosità, anche se spesso questa curiosità è nascosta. Quel che è interessante è che mentre in cucina con l’arrivo nel mainstream di piatti gourmet si sta imparando ad apprezzare sapori più forti e diversi, nell’industria pornografica si sta facendo l’opposto e il sesso si fa giorno dopo giorno sempre più tradizionale, a noi performer viene chiesto di parlare, c’è interesse alla storia, e poi si praticano le stesse poche cose. Sempre per mantenere il paragone mi preme sottolineare come siamo cresciute credendo che sesso e amore fossero come le ricette della nonna, che tutto dovesse andare in un certo modo arrivati a un certo punto. Purtroppo però non è così e nessuno ci ha educato a ricercare la scientificità all’interno delle nostre pulsioni emotive e sessuali. Tornando al corpo, però, va detto che quando diventerà mainstream sarà sempre troppo tardi. Viviamo in un mondo in cui le donne non possono esprimere o vivere la loro sessualità senza essere insultate. A me capita di ricevere insulti che riguardano sempre il mio fare sesso, farne molto, come se ci fosse qualcosa di male al riguardo. Se penso che persone come Tiziana Cantone si sono uccise perché derise e prese di mira solo perché stavano praticando del sesso mi sento male, mi sembra così assurdo e incomprensibile. E invece purtroppo lo slut shaming è ovunque, perché il corpo, soprattutto quello delle donne, fa paura. Cosa c’è da aver paura? Oggi poi, che abbiamo consapevolezze, c’è e si fa prevenzione, abbiamo la medicina che ci aiuta, c’è un pudore che persiste ma che non ha senso di essere».
Fumettibrutti (al secolo Josephine Yole Signorelli)
FumettiBrutti è partita dai social raccontando le sue storie e il suo corpo, dopo aver pubblicato Romanzo Esplicito per Feltrinelli è al lavoro sul suo secondo graphic novel.
«Ci tengo intanto a dire che io ho iniziato a disegnare corpi, a partire dal mio, perché non trovavo nei fumetti una rappresentazione del corpo femminile in cui mi rivedessi. È per questo che mi sono messa a fare fumetti, faccio i fumetti che vorrei leggere. Come corpi che mi hanno ispirato menzionerei Spongebob e Principesso Biscotto di Adventure Time. Il primo ama uno scoiattolo in una teca, il secondo è un biscotto che indossa una corona perché vuole essere una principessa. Entrambi mi hanno insegnato l’inclusività. Guardando Spongebob nessun bambino si chiede come una spugna di mare possa amare uno scoiattolo. È così che i bambini vengono educati alla diversità. Io nei miei fumetti scrivo storie inclusive in automatico, mi vengono così, probabilmente lo devo a Spongebob. Il Principesso invece mi ha insegnato che dovremmo avere tutti la libertà di essere ciò che vogliamo, e che non ci costa nulla fare in modo che gli altri siano felici. A biscotto basta una corona per sentirsi davvero se stesso. Riguardo al corpo la cosa che davvero mi ha stancato sono gli stereotipi che la società ci impone e che spesso ci autoimponiamo. Quante volte sarà capitato che un’amica esprimesse giudizi negativi su qualcuno che ci piaceva, perché basso o grasso o brutto. Mi piacerebbe non fosse più così. Impariamo ad accettare e accettarci».
Immanuel Casto
Cantautore e autore di giochi da tavola, tra le sue creazioni più note c’è Squillo, il board game che in passato ha suscitato non poche polemiche.
«Nelle mie creazioni le protagoniste sono sempre donne forti. Una delle mie preferite è Analia, disegnata poi dal Maestro Milo Manara. Analia era stata la protagonista del mio primo pesce d’aprile, una fake news ante litteram postata sulla mia pagina almeno 6 anni fa, in cui avevo postprodotto una foto di Laura Pausini in fiera e mi ero inventato che si riconoscesse molto in Analia. La notizia era stata poi ripresa da un noto settimanale che l’aveva ritenuta attendibile e la Pausini gli ha fatto causa per 60mila euro.
Ma detto questo ci tendo a dire che nemmeno il corpo maschile è immune da modelli e stereotipi, negli anni Novanta ad esempio gli uomini che piacevano erano Leonardo DiCaprio, Hugh Grant, Nick Carter, Brad Pitt, tutti biondi occhi azzurri e senza barba, oggi è l’opposto. E questo è importante per capire che la bellezza non è un valore in sé, soprattutto se la intendiamo come dei canoni a cui aderire, anche perché abbiamo già detto che questi canoni evolvono super velocemente. La bellezza è al massimo un asset, anche utile, ma il fatto che se si è belli si è felici è proprio una cazzata.
Il però è che ancora oggi il corpo spaventa se non è perfetto, perché è l’imperfezione estetica che non ci piace e forse non ci piace perché ci ricorda noi stessi. Viviamo in un’epoca in cui la società riesce a essere allo stesso tempo sovra-sessualizzata e sotto-sessualizzata, il sesso è ovunque eppure non c’è nessuna informazione che lo riguardi. Non c’è più educazione sessuale, nei canali istituzionali è tornato a essere un tabù».
Foto: Comicon
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