Comicon 2019: i Manetti Bros svelano epoca, ambientazione e i primi dettagli della trama di Diabolik

I registi di Ammore e Malavita aprono la sezione Cinema e Serie Tv del Comicon raccontando, assieme a Mario Gomboli, in anteprima assoluta alcuni dettagli del film sul Re del terrore

È iniziata questa mattina la ventunesima edizione del Comicon di Napoli, 4 giorni di incontri, anteprime, anticipazioni e sfilate, per un weekend lungo all’insegna del fumetto, del cinema, del gioco e della serialità, che anche quest’anno si sono dati appuntamento alla mostra d’Oltremare.

Si è partiti col botto nella sezione cinema e serie tv, guidata quest’anno dal nostro direttore Giorgio Viaro, che ha portato sul palco Marco e Antonio Manetti aka Manetti Bros. a parlare del loro prossimo film, Diabolik. Con loro Mario Gomboli, soggettista, direttore responsabile ed editore della serie sul Re del Terrore.

Non sono state poche le informazioni svelate, per un film che è ancora in pre-produzione e che – a detta dei fratelli – arriverà in sala tra la metà e la fine del prossimo anno.
Ecco quello che abbiamo scoperto.

L’epoca e il genere
Il film sarà ambientato negli anni Sessanta e al centro del racconto ci sarà l’incontro tra Diabolik ed Eva Kant, al punto che, ha detto Marco Manetti: «Si tratterà di un film “oscuramente romantico”».

L’ambientazione
Come gli appassionati del fumetto di certo sapranno, Diabolik e Eva Kant risiedono e operano nello stato di Clerville, nato dalla fantasia delle sorelle Angela e Luciana Giussani. E per ricostruire le ambientazioni e le atmosfere delle nazione fittizia è alla fine stata scelta Milano. Ha detto Marco Manetti: «Lavorando al film siamo spesso a Milano da Astorina, casa editrice della saga, e così abbiamo imparato ad amare la città della Madonnina, al punto che gran parte degli eventi prenderanno luogo lì, dove Clearville sarà ricreata». La capitale Ghenf invece sarà ricostruita a Trieste.

La serie
Qualche tempo fa, prima che venisse annunciato il film, era circolata la notizia che Diabolik sarebbe diventato una serie tv Sky, ma così poi non è stato. Per Mario Gomboli, che è anche co-sceneggiatore del film assieme ai Manetti: «La dimensione più corretta per una serie a fumetti che conta più di 800 storie è proprio la serialità e spero che l’eventuale successo del film possa riattivare il progetto di farne una serie tv. La cosa non è andata in porto, così come tutti i precedenti progetti di film, perché fino a oggi tutti quelli che si proponevano per portare Diabolik sullo schermo cercavano di etichettarlo come qualcosa che non è. O si cercava di edulcorarlo e trasformarlo in una specie di Robin Hood, oppure al contrario veniva chiuso in una scatola, ridotto allo stereotipo del serial killer o dell’assassino. I Manetti invece hanno dimostrato di voler fare un film che fosse rispettoso della vera natura del personaggio».
Continuano i fratelli: «Il nostro film è prodotto da Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution ed è stato per noi molto prezioso che il nostro referente, l’amministratore delegato di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, fosse un grande appassionato di Diabolik. Quando ci siamo rivolti a lui preoccupati per la moralità del personaggio, dal fatto che avremmo portato sullo schermo qualcuno determinato a uccidere per raggiungere i suoi scopi, Del Brocco conoscendo bene Diabolik ci ha sostenuto nelle scelte senza chiederci alcun compromesso».

Il linguaggio
Trasformare un fumetto in un film non è così scontato e non sono poche le problematiche da risolvere. Per Mario Gomboli: «Quando si scrivono fumetti si tende a evitare le scene di massa, perché sarebbe poi complicato renderle nella pagina, rendere tutti i personaggi riconoscibili, mentre si tende ad abbondare con le scene di azione». Nel cinema è l’opposto dicono i Manetti Bros: «Le scene d’azione sono costosissime, mentre per le scene di massa basta prendere delle comparse. Insomma dovevamo evitare di far esplodere cinque Jaguar».

Foto: Visionarea

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