Vestito bianco e modi gentili. Linda Caridi, premiata il 29 giugno a Taormina ai Nastri d’Argento con il Premio Graziella Bonacchi dedicato alle giovani rivelazioni per quanto fatto con Ricordi? di Valerio Mieli, è l’ospite di chiusura della rassegna Dive sul mare, nell’ambito del Cine&Comic Fest 2019.
Anche per l’ultimo incontro lo schema ormai è confermato: Giorgio Viaro nel ruolo di intervistatore e Zerocalcare in aiuto, in apparente imbarazzo – «Io sarò quello con la faccia di uno che ha perso una scommessa» scriveva sulla sua pagina Facebook nei giorni scorsi – eppure puntuale a interagire con l’ospite svelando qualcosa di sé e mettendo l’ospite a suo agio. Dopo Ilenia Pastorelli e Isabella Ragonese, anche Linda confessa di conoscere Zerocalcare attraverso i suoi lavori.
«Non ho mai letto molti fumetti, ho iniziato da poco, e Michele mi piace», una stima che viene confermata dal suo posto in prima fila all’incontro di Porta Siberia, dove Zerocalcare e Nova Sin avrebbero parlato in serata del loro portfolio dedicato a Star Wars.
Linda parla del premio e della soddisfazione nell’averlo ricevuto. «Graziella Bonacchi era una donna straordinaria, capace di selezionare e crescere attori, il premio in sua memoria è proprio dedicato alle rivelazioni ed è un premio che assegnano e consegnano i colleghi. Ricevere il premio da Pier Francesco Favino e Luigi Lo Cascio è stato un vero onore.
Ricordi? è stato un film stimolante. Parla di una storia d’amore, un amore ormai al tramonto, raccontato attraverso i ricordi dei due protagonisti. Un film con una struttura frammentata, a puzzle, nel quale il gioco è proprio nel raccontare la stessa serie di ricordi vista attraverso i due punti di vista, quello di lui (Luca Marinelli) e di lei, il mio personaggio. Per realizzarlo Valerio e Desideria Rayner hanno fatto un lavoro di montaggio straordinario».
Sebbene legata alla sua terra, la Calabria, Linda ha ormai messo radici a Milano, «ho finalmente comprato casa», mostrando una concretezza che lei stessa sintetizza definendosi una donna con la testa per terra e i piedi per aria.
Il cinema è la sua vita, fatto sempre cercando di mettere a disposizione il suo lavoro per progetti nei quali credere, un modo che trova continuità proprio con Zerocalcare. «Come artisti non credo basti appoggiare una causa, occorre invece spendersi, fare in modo che sia il proprio lavoro a raccontare quello in cui si crede» un tipo di atteggiamento che Linda, con i laboratori di teatro organizzati in ospedale, ha ben chiaro.
«Anni fa ho cominciato a fare un piccolo spettacolo con Loris Fabiani all’Ospedale Niguarda di Milano, al reparto dedicato ai disturbi alimentari. A fine spettacolo mi accorsi che i pazienti sembravano incuriositi, il teatro riporta alle relazioni umane e così, con l’aiuto di alcuni colleghi usciti come me dalla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, abbiamo iniziato a fare laboratori teatrali studiati ad hoc e dietro la supervisione della Dottoressa Martini, una psicoterapeuta. Un progetto che non è nato con fini terapeutici ha però mostrato come, attraverso il teatro, si apra una nuova consapevolezza dei pazienti nel rapporto col proprio corpo. Uno spazio a cui tengo perché trovo dia un senso alla mia formazione».
L’amore per il teatro e la passione per il cinema mostrano una donna capace di esplorare anche altre forme di arte: «Provo a dipingere, scolpire e resto affascinata dalle maestranze che lavorano al cinema, credo che l’arte come pratica tenga viva la memoria e in qualche modo renda le persone più complete», un punto di vista che racconta molto della sua voglia di mettere a disposizione degli altri il proprio talento.
Parlando di futuro prossimo, sebbene si sia sempre trovata a ricoprire ruoli drammatici, non esclude un ruolo più leggero: «Nel mio quotidiano mi piace ridere e far ridere, e forse ci sono possibilità di far emergere questo lato pure in sala».
Si fa seria invece quando parla di tutto quando è emerso dopo #MeToo, e del ruolo delle donne nel cinema: «Serve maggiore coraggio perché davvero si arrivi ad una scala di ruoli che valorizzi le donne che fanno questo lavoro».
Quando Viaro le chiede cosa direbbe alla se stessa bambina, invece, dà la risposta più naturale, non la più ovvia.
«Non le direi nulla, mi metterei a giocare con lei. Per i bambini il tempo delle cose serie arriverà, ma senza fretta».
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