Matteo Garrone a Cannes è ormai uno di casa. La sua carriera al Festival francese è iniziata nel 2002, quando l’Imbalsamatore fu presentato nella Quinzane des Réalisateurs, sezione parallela a quella ufficiale. Cinque anni dopo fu poi ammesso in Concorso Ufficiale con Gomorra, e si portò a casa il Grand Prix Speciale della Giuria, il premio che viene affidato per la maggior originalità dell’opera. La storia si è ripetuta poi con Reality, che vinse lo stesso premio nel 2012, ma la tripletta sfumò nel 2015, quando Il Racconto dei Racconti non impressionò la giuria.
Quest’anno il regista romano ci riprova e torna a concorrere con Dogman (qui la nostra recensione), un’opera che sulla carta – è liberamente ispirato a uno dei fatti di cronaca più truculenti degli ultimi trent’anni – ha fatto molto discutere ma che, ci tiene a sottolineare Garrone: «è stata privata di tutti i dettagli splatter che potrebbe aspettarsi chi conosce la storia»
E la storia è quella del toelettatore di cani Marcello, un uomo mite e buono, molto legato alla figlioletta Alida, che vive felice nella sporca periferia romana, dove a fatica è riuscito a costruirsi una routine fatta di amici a quattro zampe e compagni di calcetto. A turbare le sue giornate c’è però Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere e a cui Marcello è legato in modo ambiguo, allo stesso tempo succube e ammirato, desideroso d’affetto e maltrattato. Dopo l’ennesimo sgarbo però qualcosa in Marcello cambia, e il rancore covato rischia di esplodere.
Abbiamo incontrato il regista e gli interpreti Marcello Fonte (Marcello) ed Edoardo Pesce (Simoncino) proprio al Festival, questo quello che ci hanno raccontato.
MATTEO GARRONE
Perché proprio questa storia
Ho iniziato a lavorare a questo progetto tanti anni fa, mi affascinava la storia, il personaggio protagonista con la sua dolcezza e umanità ma anche con le sue ombre e contraddizioni. Volevo esplorare quel personaggio così complesso, creare quelle immagini che mi sembravano così potenti. Stavo per iniziare le riprese già 12 anni fa, cioè prima di Gomorra, per fortuna però non le ho iniziate. Dico per fortuna perché allora la sceneggiatura era diversa, le location e il cast erano sbagliati, sarebbe stato un disastro. In più non avevo ancora avuto mio figlio e penso che il rapporto che Marcello ha con la figlia oggi l’ho potuto raccontare in maniera diversa proprio perché sono padre anche io. Sono contento di aver riscritto e cambiato la sceneggiatura nel corso degli anni, perché è cambiata come sono cambiato io. E sono anche contento di aver incontrato Marcello (Fonte n.d.r) che ha chiarito alcuni snodi dalle storia che mi erano rimasti oscuri.
Il fatto di cronaca
La storia prende spunto da un fatto di cronaca ma se ne libera quasi subito e va in un’altra direzione. La parte della tortura, del buono che si trasforma in mostro, era uno dei motivi che mi bloccavano, perché era qualcosa di già visto, di film in cui il buono diventa vendicatore ne abbiamo visti davvero molti. E invece, senza svelare il finale, credo che Marcello con la sua dolcezza rimanga umano fino alla fine e proprio perché è umano di quel che farà ne porterà i segni. Ma questa strada l’abbiamo trovata insieme durante le riprese, quando ci siamo resi conto che quel personaggio lì non poteva fare altrimenti.
Marcello Fonte, il protagonsita
L’incontro con Marcello è avvenuto in maniera casuale, era da poco entrato a far parte di una compagnia di teatro di ex detenuti usciti definitivamente da Rebibbia, che ora sono attori professionisti che hanno un’altra possibilità nella vita, e a cui stavamo facendo dei casting. Lui era il custode del teatro ma s’era trovato a sostituire un attore da poco scomparso e così ha fatto anche lui i provini. Per farvi capire che tipo è Marcello, io faccio sempre vedere questa foto (mostra una foto di Marcello con Leonardo DiCaprio ndr.), l’ha scattata Daniel Day-Lewis sul set di Gangs of New York, ma Marcello all’epoca non sapeva chi fosse. Con lui abbiamo costruito meglio il personaggio, che è un uomo puro e buono, ma che agisce irrazionalmente, che vuole farsi ben volere da tutti, che ha paura. Sono tutti sentimenti molto moderni, provati da un uomo con un volto antico. La faccia di Marcello è quella di un’Italia che sta scomparendo e mi piaceva metterlo di fronte a delle problematiche moderne.
I dettagli horror
Il divieto per i ragazzi sotto i 14 anni con cui il film uscirà in Italia ci può anche stare, ma non vorrei che lo spettatore andasse a vedere questo film per i dettagli morbosi e splatter. Il film parla di altro, c’è la violenza che è uno dei temi centrali, ma è una violenza più psicologica che fisica. Ci sono poi dei riferimenti western: ho scelto un luogo di frontiera perché lì le relazioni umane e la comunità sono vincolanti nelle scelte di ognuno.
EDOARDO PESCE e MARCELLO FONTE
La preparazione
Pesce: Non abbiamo mai aperto il file del fatto di cronaca, non ci hanno mai detto di cercare di imitare, abbiamo reinventato i protagonisti, che sono l’incontro tra certe cose che riguardano la nostra personalità e il personaggio che invece era scritto in sceneggiatura. Matteo era molto interessato al rapporto che si crea tra i personaggi e nel caso di Simoncino abbiamo costruito il personaggio prima fisicamente, mi sono messo a dieta e sono andato in palestra, e poi abbiamo lavorato in sottrazione, cercando di farlo il meno possibile, per renderlo ancora più imprevedibile e più potenzialmente pericoloso. Di grande aiuto è stato il lungo lavoro di make-up.
Fonte: Marcello è un personaggio che mi è capitato per caso, per prepararmi e imparare il mestiere ho affiancato per qualche mese un toelettarore per cani, ma nella mia vita avevo già fatto il parrucchiere per cui non è stato molto diverso. Poi con Matteo (Garrone n.d.r) abbiamo fatto un mese di prove, per capire esattamente come sarebbe stato il mio personaggio, che è uno che si trova a contatto con le dinamiche di violenza suo malgrado, che a tratti subisce la fascinazione di Simoncino perché ha qualcosa che lui non ha, ma che al tempo stesso ne ha paura e ne fugge. Era interessante capire e vedere come un personaggio dall’indole mite si relazioni con un animale feroce. come gestisce la situazione, e poi quando si trova a essere violento come fa a esserlo davvero, essendo uno che la violenza non la conosce.
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