Animali Fantastici – I segreti di Silente, la recensione del film con Jude Law e Mads Mikkelsen

Da oggi al cinema il nuovo film del Wizarding World, terzo capitolo della saga spin-off di Harry Potter che dovrebbe proseguire e concludersi con altri due film

Animali Fantastici - I segreti di Silente
PANORAMICA
Regia (3.5)
Interpretazioni (3.5)
Sceneggiatura (3)
Fotografia (3.5)
Montaggio (3)
Colonna sonora (2.5)

Il professor Albus Silente (Jude Law) sa che il potente mago oscuro Gellert Grindelwald (Mads Mikkelsen) è intenzionato a prendere il controllo del mondo magico. Non essendo in grado di fermarlo da solo, Silente affida al magizoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne) il compito di guidare un’intrepida squadra di maghi, streghe e un coraggioso Babbano pasticcere in una pericolosa missione, dove incontrano vecchie e nuove creature e si scontrano con la crescente legione di seguaci di Grindelwald. Con una posta in gioco così alta, quanto a lungo Silente potrà restare in disparte?

Animali Fantastici – I segreti di Silente, settimo (!) film del Wizarding World a essere diretto dal britannico David Yates, che ha ereditato la regia del franchise tratto dai romanzi di J.K. Rowling da Harry Potter e l’Ordine della Fenice in poi, aveva il compito non semplice di sanare ciò che il precedente, discutibile capitolo della saga spin-off Animali Fantastici, I crimini di Grindelwald, aveva messo a repentaglio, tornando auspicabilmente a ravvivare il ciclo – in vista degli ultimi due lungometraggi – e dando nuova lucentezza non solo al Patto di Sangue tra Silente e Grindelwald ma anche a quello col fandom potteriano.

Da questo punto di vista, I segreti di Silente riesce a essere il titolo fin qui più completo e compatto dei tre Animali Fantastici, recuperando lo slancio lussureggiante nella rappresentazione delle creature magiche, che aveva ben figurato nel primo film e qui si carica di nuove implicazioni tanto narrative quanto coreografiche, e coniugandolo con una trama esplicitamente politica, incentrata sull’elezione del capo del Mondo magico, e delle sequenze visivamente di altissimo livello, che portano a un nuovo grado di ricchezza, in particolare nella gestione degli effetti digitali, l’apice che Yates e la macchina produttiva della Warner Bros. avevano raggiunto nell’illustrare i cieli di Hogwarts durante la battaglia finale del secondo I Doni della Morte.

La fatica nel portare avanti una storia direttamente interconnessa ai sette romanzi e agli otto film di Harry Potter, ma priva di fatto di una corrispondenza sulla carta e di appigli emotivi e drammaturgici concreti, si scioglie stavolta in un esito più intelligibile e godibile, tanto per i fan duri e puri del maghetto quanto per i profani del Wizarding World. La scelta di focalizzarsi sul passato tumultuoso di Silente, dal suo legame sentimentale con Grindelwald alle tragiche sorti della sorella Ariana, è un gancio più sicuro e ravviva il corpo della storia permettendo ai tanti personaggi di contorno di riunirsi intorno al nucleo centrale del racconto senza smarrire il disegno d’insieme, che si divide tra la Berlino degli anni ’30, con echi di inalienabile cupezza storica che fanno seguito alla New York del 1926 e alla Parigi del 1927, e il ritorno (finalmente) nei luoghi di Hogwarts, dalla Sala Grande alla Stanza della Necessità, nei quali per fortuna il grigiore del conflitto incombente mitiga le lusinghe del fan service. 

Senza contare che, rispetto allo straniante epilogo de I crimini di Grindelwald, molti aspetti dei trascorsi del futuro presidente della Scuola di Magia e Stregoneria, interpretato da un Jude Law sufficientemente empatico, brillante e seducente – ma anche ombroso e malinconico – per risultare finalmente credibile nei panni di un giovane Silente, si delineano e distendono con maggiore chiarezza, giustificando così il titolo. Il Grindelwald di Mikkelsen perde invece furore luciferino rispetto a quello di Depp, licenziato in corsa per le ben note traversie legali, ma ne guadagna in serafica ed enigmatica minacciosità, ben restituendo il feroce e viscido carisma ideologico e il portato da leader destinato a scaraventare in un caotico abisso gli equilibri del mondo magico. Almeno fino al leggendario e storico duello con Silente consumatosi il 2 novembre 1945, momento che dovrebbe rappresentare il culmine apicale del futuro della saga di Animali Fantastici e dei prossimi due film all’orizzonte. 

A I segreti di Silente, più che il peso dei due personaggi in quanto entità singole, interessano però le zone d’ombre tra il bene e il male e dunque il baricentro costantemente oscillante e pericolante tra l’emotività dei due personaggi: entità polarizzate e simboli di una visione del mondo magico al contempo accomunabile e diametralmente opposta e, in quanto tali, destinate fatalmente ad attrarsi sul medesimo, elettrico, campo di battaglia. Già la scena d’apertura, vivaddio, è dopotutto un dialogo in cui Silente e Grindelwald esplicitano finalmente la relazione omosessuale della quale la Rowling, ovviamente co-sceneggiatrice del film insieme al ritrovano Steve Kloves (una fortuna che il veterano degli script dei film di Harry Potter sia tornano a bordo), aveva parlato già nel lontano 2009: bastano poche battute, e un gioco di sguardi rovente e lacrimoso al punto giusto intorno a un tavolo, a rendere tutto ciò che segue infinitamente più credibile e meno pavido del previsto.

Foto: Warner Bros. 

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