4) Sherlock e Watson

Mark Gatiss e Steven Moffat hanno fatto la storia della tv: vi spieghiamo perché

È fuor di dubbio che Sherlock sia anche una serie sul rapporto tra due uomini, uno normale e affascinato dalla violenza e dai casi borderline, l’altro uno psicopatico che si sforza di mantenere un contegno e un grado minimo di accettabilità sociale. La terza stagione, in un certo senso, è soprattutto una serie sul rapporto tra due uomini: la scomparsa di Sherlock per due anni, il ritorno non annunciato, le bugie raccontate all’amico, e dall’altra parte il matrimonio, il rischio della routine, il tentativo (fallito) di mettersi alle spalle una vita da investigatore. La relazione tra i due* conosce qui i suoi momenti più tesi (l’incontro al ristorante tra i due), ma anche i più francamente comici (la notte dell’addio al celibato di Watson) e quelli forse più importanti, quelli racchiusi nella puntata del matrimonio, quelli in cui il peculiare rapporto tra Sherlock e Watson viene messo nero su bianco, sistematizzato e accettato da tutti. Sarà anche vero che Sherlock abbandona solitario il matrimonio di Watson, ma lo fa con la certezza di avere finalmente capito qualcosa dell’amico e che l’amico ha finalmente capito qualcosa in più di lui.

Da non sottovalutare, in questo quadretto, l’importanza che ha il talento: se di Benedict Cumberbatch non serve più scrivere nulla (ma se avete bisogno di prove, la seconda puntata lo consacra definitivamente come fuoriclasse), è impressionante quanto carisma riesca a trasudare Martin Freeman dall’alto del suo metro e qualcosina.

*nota a margine sui sospetti di omosessualità e di passione tra i due che qualcuno ha avanzato in questi anni: Gatiss e Moffat lo sanno perfettamente, e hanno deciso di giocarci ancora, questa volta mettendo le istanze dei sostenitori del «e mettetevi insieme una buona volta!» in bocca a Mrs. Hudson – una che era sposata a un signore della droga, e quindi forse non la fonte più affidabile.

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