Quattro anni dal primo film, una vera sorpresa e una festa di colori e allegria, L’ape Maia è tornata sul grande schermo. Un film ideale per un pubblico di bambini in età prescolare, ma anche per i loro genitori, che possono trovare nella trama spunti di riflessioni per parlare dello spirito di squadra e della cooperazione, così come dell’importanza di assumersi le proprie responsabilità. Leggete la recensione de Le olimpiadi di miele, il secondo film con protagonista la piccola ape gialla e nera.
L’ape Maia – La recensione de Le olimpiadi di miele
La trama
È tempo di raccolto all’alveare di Campo di papaveri, la casa di Maia, l’estate però non è stata clemente e le scorte di cibo non sono tantissime. Si prospetta un duro inverno che rischia di essere ancora più rigido dopo l’arrivo dell’ambasciatore dell’imperatrice che intima la consegna di metà delle provviste per sfamare gli atleti delle Olimpiadi di miele, i giochi sportivi a cui loro non sono mai stati invitati. L’ape Maia, cercando di aiutare la regina, fugge così a Buzztropolis convinta che basti parlare con la sovrana per farle cambiare idea. Con il suo comportamento diretto e senza filtri, però, riesce soltanto a farla infuriare ancora di più e in cambio ottiene un ultimatum durissimo. Se riuscirà a vincere le Olimpiadi Maia salverà il suo alveare, in caso contrario tutte le scorte di cibo dovranno essere consegnate, condannando tutti alla fame. Riuscirà la piccola ape a salvare i suoi amici?
Non tutte le regole vengono per nuocere
Maia spirito libero della natura incapace di conformarsi alle ferre regole imposte dalla società, non ha peli sulla lingua ed è abituata a dire quello che pensa. Sempre, senza pensare alle conseguenze. Un atteggiamento che la sua “famiglia” ovvero la “mamma” ape regina del Campo di papaveri, il migliore amico Willy e tutti i suoi amici tollerano affettuosamente perché conoscono il suo buon cuore, ma che al di fuori può apparire altro. Agli occhi dell’imperatrice infatti l’atteggiamento di Maia è irrispettoso del suo ruolo ed egocentrico. Motivo per il quale decide di darle una bella lezione. Che poi non sia certo la più magnanima delle sovrane questo passa in secondo piano. Ad aiutarla un gruppo di strambi insetti con i quali dovrà imparare a fare squadra.
Ora Maia dovrà imparare due lezioni molto importanti. La prima di cooperare con gli altri, di fare squadra, ovvero deve comprendere che non solo l’unione fa la forza ma che gli altri possono arrivare dove noi ci fermiamo e compensare le nostre mancanze. La seconda, che bisogna sempre assumersi le proprie responsabilità, soprattutto di fronte alle difficoltà. Soltanto così è possibile ottenere una seconda possibilità per poter rimediare ai propri errori. Un bel momento di crescita per Maia e per tutti i piccoli spettatori.
Abbasso la prepotenza
Sullo sfondo dello spirito sportivo che accomuna tutti, il film approfitta per parlare anche di altri temi importanti come la diversità (la squadra di “reietti” di Maia ha una marcia in più ed è determinata a dimostrare di potercela fare, perché tutti nascondono un qualche talento) e il bullismo. La caposquadra di Buzztropolis Violet, fa di tutto, soprattutto con comportamenti scorretti, per mettere in cattiva luce gli avversari. Un atteggiamento che la rende antipatica agli spettatori, anche se poi le motivazioni che la spingono la fanno un po’ redimere ai nostri occhi. Anche lei comunque avrà una seconda chance e la possibilità non solo di assumersi le proprie responsabilità, ma anche di fare finalmente la cosa giusta.
Visto con i bambini – la recensione de Le olimpiadi di miele
Alex, 9 anni, e Giorgio, 7 anni, sarebbero un po’ grandini per L’ape Maia, eppure memori della prima avventura che avevano tanto amato, sono stati contenti di ritrovare la loro amica sul grande schermo. La storia, ambientata all’interno di un importante evento sportivo come le olimpiadi (anche se di miele), li ha subito conquistati e hanno tifato per la piccola ape per tutto il tempo. Infastiditi un po’ da Willy, un po’ troppo tonto per i loro gusti di bambini “grandi”, hanno presto scoperto che spesso l’atteggiamento negativo dei bambini deriva da una cattiva educazione dei genitori. Ed è stata una bella occasione per parlarne insieme. Grazie Maia!
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