Se siete fan Marvel e avete visto tutti i film da L’incredibile Hulk in poi, vi sarete accorti che nonostante siamo arrivati al film numero 20, mancavano diversi dettagli a colmare le lacune che ancora persistevano. Captain Marvel, 21esimo lungometraggio del Marvel Cinematic Universe serve proprio a questo, a presentarci l’arma numero uno degli Avengers (attenzione alla prima scena post credits), a ridare una giusta collocazione alla potenza (che non sta tanto nel testosterone ma nella determinazione e nella consapevolezza di sé) e a farci comprendere finalmente cosa sta succedendo al di là della nostra atmosfera, dove interi universi sono in lotta con battaglia arrivano ad avere come sfondo anche il nostro pianeta. Vi spieghiamo il perché ne la recensione di Captain Marvel, il cinecomic che ancora era assente all’appello e che non avevamo capito quanto ci mancasse fino a quando non lo abbiamo visto…
La recensione di Captain Marvel
Poteva esserci un film Marvel più giusto e ben calibrato in attesa di Avengers Endgame, il capitolo che aprirà la fase quattro del MCU? Di fare uno stand alone sulla super eroina Carol Danvers se ne parlava già dal 2013, ma era questo il tempo, il luogo e il modo perfetto per farlo, nel mezzo della strage di Thanos, in attesa di una vendetta che da quanto abbiamo visto non tarderà ad arrivare.
La trama
Ambientato nel 1995, il film fa fare un bel salto indietro nel tempo alla scoperta di Carol Danvers, ex pilota di caccia della U.S. Air Force. Tutto inizia però sul pianeta Hala, dove vivono i Kree, una delle razze aliene più progredite scientificamente e tecnologicamente. È qui che incontriamo per la prima volta la nuova supereroina Marvel (o sarebbe meglio Mar-Vell), mentre cerca di dare un senso ai flash del passato che riemergono nella notte impedendole di dormire. I Kree l’hanno “adottata” e trasformata in una guerriera per affiancarli nella eterna lotta tra loro e gli Skrull. Ma una missione non va esattamente come dovrebbe e Carol si ritrova sola sulla Terra, un luogo familiare che le farà tornare pian piano la memoria e le farà capire chi è davvero…
La nascita dei supereroi
Perché il segreto alla fine sta tutto qui. Non tanto nel possedere poteri che il film, sin dall’inizio, mostra apertamente per poi potenziarli in un crescendo da opera sinfonica. Quanto nel capire chi si è davvero e come usarli. La consapevolezza del proprio potenziale e dei propri limiti è, come già per Superman, una conditio sine qua non per trasformarsi da Carol Danvers, una terrestre con poteri acquisiti, in Capitan Marvel, l’unica eroina in grado di riportare la pace negli universi. Come e perché però lo scoprirete solo guardando il film. Da dire però che Brie Larson si è calata perfettamente nella supereroina più forte dell’MCU che si trasforma pian piano dall’insicura Carol Danvers in cerca di se stessa nella potentissima Captain Marvel. Anche se la vera parte del leone la fa il carismatico Jude Law nei panni del colonnello Yon-Rogg, comandante del gruppo militare d’élite dei Kree chiamato Starforce.
Gli Skrull e i Kree
Al centro della storia, scritta dalla coppia Anna Boden e Ryan Fleck insieme a Geneva Robertson-Dworet e Jac Schaeffer, c’è infatti – come già accennato – il conflitto millenario tra i guerrieri Kree e i mutaforma Skrull, razze aliene che riserveranno non poche sorprese nel film. Così come saranno al centro sia di alcuni dei momenti più drammatici della trama che di quelli più divertenti, anche se dovranno dividere la scena con il gatto rosso Goose (sì, il nome è stato modificato da Chewie a Goose per rendere omaggio a Top Gun, film cult degli anni’90). Attenzione, è lui il protagonista della seconda scena post credits quindi non scappate a film finito e pazientate fino alla fine!
Anni ’90
Il film è zeppo, ovviamente, di riferimenti agli anni ’90, anche se l’effetto nostalgia non è così riuscito come ne I Guardiani della Galassia. Restano divertenti – anche se un po’ scontati – i riferimenti a Blockbuster e ad altre icone che i giovani di oggi non (ri)conoscono. Quello che è davvero eccezionale è il ringiovanimento digitale di due dei personaggi più iconici del mondo Marvel, Nick Fury (Samuel L. Jackson) e Phil Coulson (Clark Gregg). In alcuni tratti il risultato è un po’ da plastica facciale, ma in generale è sbalorditivo come siano riusciti così a lungo a mantenere un ritocco così importante senza mai far decadere l’effetto “io ci credo”.
Visto con i bambini – La recensione di Captain Marvel
Alex (10 anni) e Giorgio (8 anni) sono arrivati in sala completamente a digiuno di qualsiasi conoscenza del personaggio, se non per il riferimento visto alla fine di Avengers Infinity War. La sorpresa per loro quindi è stata grande non sapendo nulla della vera identità di Skrull e Kree, dei poteri di Carol, di come li aveva ottenuti e del suo passato. Il film, meno violento di Infinity War (anche se non mancano le scene d’azione e si assiste in diretta a un’autopsia su un corpo alieno), non è family friendly come Ant-Man ma è tranquillamente godibile dai bambini in età scolare. A parte i riferimenti agli anni ’90 che non hanno compreso (Alex e Giorgio mi hanno tempestato di domande ogni volta che in sala si levava un grido di sorpresa e loro non capivano perché) si sono esaltati parecchio da questa supereroina femminile (e anche un po’ femminista), così determinata da rialzarsi sempre e da non permettere a nessuno di tenerla in catene. Una forza – interiore – non derivata dai poteri ma dal suo carattere, che fa comprendere ai più piccoli come tutte le avversità, dalle più piccole alle più grandi, si possano affrontare e superare con la giusta dose di coraggio.