Batte i pugni sul petto e digrigna i denti, eppure non immaginatelo come una specie di King Kong perché il gorilla protagonista della storia in realtà non si arrabbia mai né perde la pazienza facilmente. La sua è una recita perché da vent’anni si esibisce come attrazione principale di uno spettacolo in un circo dentro un centro commerciale di provincia. Succede nel lungometraggio a tecnica mista L’unico e insuperabile Ivan, presentato in anteprima a #Giffoni50 e dall’11 settembre in esclusiva su Disney+.
La sua è una storia vera che Katherine Applegate ha trasformato in un romanzo cult per ragazzi, dal titolo omonimo e pubblicato in Italia da Mondadori, e che Thea Sharrock ha diretto per portarla in sala (causa emergenza sanitaria, invece, è stata veicolata sulla piattaforma streaming.
Si chiama Ivan, pesa 180 chili, e vive in una gabbia accudito dal proprietario nonché presentatore dello show, Mack (Bryan Cranston), che lo ha allevato come un figlio finché la sua presenza è diventata troppo “ingombrante” per continuare a stare in un appartamento. Tutto sommato, la sua vita gli piace perché è la stella del palcoscenico e i suoi amici “artisti” gli vogliono bene. Stella è un elefante dal cuore generoso, Murphy un coniglio che interpreta un pompiere su un camioncino giocattolo, Henrietta una gallina con un talento per il baseball, Frankie una foca ansiosa per la performance con la palla, Thelma il pappagallo burlone e Snickers una barboncina acrobata. Vivono tutti, seppur in spazi ristretti, come una felice e disfunzionale famiglia moderna, finché non arriva una cucciola d’elefante, Ruby, con tanta voglia di libertà e una grande fantasia.
A questo punto la comfort zone di questo ben assortito gruppo di animali inizia a scricchiolare, come sa bene Bob, un cane randagio abbandonato dai padroni e “adottato” da questa simpatica combriccola.
Il film, che mette in scena effetti speciali degni della versione live action del Re Leone per animare i personaggi, non punta però sulla spettacolarità perché vuole restare un racconto intimo e poetico, capace di far sorridere e commuovere a tutte le età. Mostra il senso d’appartenenza, i legami d’amicizia, il rapporto tra umani e animali, i principi di solidarietà e gentilezza, ma soprattutto mette in scena una grande forma di empatia.
Al circo, infatti, si sente a casa la piccola Julia: ha una mamma malata e un papà che per sbarcare il lunario fa anche le ore piccole lì dietro le quinte del palcoscenico, così lei, munita di pastelli e album da disegno, si siede tutti i giorni accanto alla gabbia di Ivan e gli parla. Questi due si capiscono al volo, diventano complici e si leggono dentro con un solo sguardo. È lei a capire il dolore della cattività e il sogno di una vita all’aria aperta.
Promosso a pieni voti, insomma, sia sul lato tecnico che artistico perché arriva dritto al cuore dei più piccoli, ma anche dei loro genitori. Parla un linguaggio semplice ma incisivo e, tra favole della buonanotte un po’ pasticcione e barzellette assurde sugli amici a quattro zampe, mette in scena un interrogativo molto delicato su come l’uomo tratta e sfrutta le altre creature, a volte per necessità, altre per divertimento.
Attraverso un viaggio suggestivo tra le proprie origini, il senso di abbandono e di sacrificio, fino alla rinascita, il pubblico non si sente mai spettatore, ma viene coinvolto immediatamente in un’avventura vera e al tempo stesso più incredibile della finzione stessa.
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