#Giffoni50, Raoul Bova: «Vi presento il mio film da regista»

L'attore in videoconferenza ha presentato le prime immagini di L'ultima gara, il film che lo vede esordire dietro la macchina da presa per raccontare la storia di tre campioni di nuoto

Impegnato sul set della nuova fiction Buongiorno mamma, Raoul Bova ha partecipato a #Giffoni50 via streaming per presentare una clip del film L’ultima gara, che co-dirige con Marco Renda e racconta la storia dei tre campioni del nuoto Emiliano Brembilla, Filippo Magnini e Massimiliano Rosolino. L’attore romano l’ha descritto con grande calore: «Ci tengo moltissimo perché l’elemento autobiografico è molto forte. La storia è legata ai valori dello sport, che è fatto di impegni, sacrifici e rinunce, che però poi ti possono ricompensare».

In lavorazione da circa un anno, il film «si basa sulla naturalezza, sull’emozione che viene fuori dalla verità. Spesso si scrive un copione che poi si recita. In questo caso – spiega Bova – abbiamo invece cercato di mettere in risalto l’essere uniti da un obiettivo, l’ultima gara, appunto, che non è una semplice competizione ma il desiderio di superare se stessi, sfidare i propri limiti. Ne emerge la voglia di rimettersi in gioco per affrontare una nuova sfida. E per i protagonisti, in quanto campioni, non era affatto facile o scontato che accadesse».

Qual è la stoffa di cui sono fatti i campioni? «Viviamo in una società in cui tutti vogliono diventare numeri uno. Nel film, invece, si parla dell’importanza del non mollare e il campione viene descritto come una persona sola, per far comprendere che primeggiare non regala la felicità. Si è veramente felici quando si riesce a raggiungere un equilibrio con se stessi e a superare i propri limiti, in gruppo».

Tra le scene più belle, secondo l’attore, ce n’è una con Manuel Bortuzzo. «L’ho incontrato quando mi ero fratturato una gamba e avevo perso i miei genitori. Era un momento difficile per entrambi e lui aveva una straordinaria voglia di reagire. Insieme abbiamo guardato verso il passato e verso il futuro. Ad un certo punto la macchina da presa ci inquadra di fronte a una diga. Il mio personaggio è in apprensione, perché non ho mai avuto un buon rapporto con i muri, forse perché non sono riuscito a superarli tutti. Manuel invece mi guarda e mi dice che gli dà un grande senso di libertà. Gli chiedo il perché è mi risponde che da quella diga era possibile spingersi e guardare il mondo capovolto. Ecco, se guardi un muro resterà per sempre un muro, mentre se ti giri e guardi altrove, trovi l’orizzonte. Un insegnamento veramente bellissimo».

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