Abbiamo incontrato Cristina Comencini via Zoom, in occasione della presentazione del suo film Tornare, che doveva uscire al cinema il 12 marzo, in coincidenza totale col lockdown.
«Io amo le sale – ha detto la regista – ma probabilmente quando riapriranno ci sarà una ressa di film. Ho pensato che fosse una cosa positiva far vedere il lavoro fatto, mostrarlo, per andare avanti», così ha spiegato la decisione di andare direttamente in streaming.
Il film, che la regista ha definito già in occasione della Festa di Roma in cui è stato presentato l’anno scorso “un thriller dell’inconscio”, è ambientato in una Napoli molto suggestiva degli anni Novanta, ed è interpretato da Giovanna Mezzogiorno, da Vincenzo Amato, Beatrice Grannò, Clelia Rossi Marcelli.
La protagonista (Mezzogiorno) è una donna di 40 anni che ritorna nella casa di famiglia dopo un lungo soggiorno in America, dove rivede episodi della propria vita, da bambina e da adolescente: inizia così una conversazione con la ragazza che era, rientrando in comunicazione con la sua essenza.
“Con le sceneggiatrici del film abbiamo parlato molto di quest’aspetto. Se io dovessi rincontrare la mia stessa giovane, non vorrei essere io quella che la consiglia e le dà le dritte su come indirizzare la propria vita, ma vorrei che fosse lei a dirmi se sono andata fuori strada“.
Lei ha definito Tornare un “thriller dell’inconscio”. Che cosa intende esattamente?
Un “thriller dell’inconscio” non può essere chiaro come un thriller realistico, perché le associazioni che si creano sono strane. La protagonista è come un rebus o un puzzle, ma dopo aver messo insieme i pezzi diventa chiaro. Se, invece, si vuole applicare una prospettiva razionale, allora il film diventa incomprensibile. Io sono una spettatrice emotiva, quindi faccio dei film così.
È un approccio psicanalitico il suo…
Io sono stata a lungo psicanalizzata e credo che il rapporto tra arte e psicanalisi sia molto interessante.
Perché Napoli?
La amo, anche perché mia madre è napoletana. Quando ho fatto i sopralluoghi, era una Napoli completamente deserta come adesso. Sono andata a visitare la casa di famiglia del film. E ho trovato questa casa in cui non sali per andare alle camere innanzitutto, ma scendi; e poi c’erano delle grotte a cui arrivi con una barca. Poi ho camminato fino al parco archeologico e ho trovato un tunnel, e così mi sono detta: “Io devo mettere in scena una Napoli metafisica”. Volevo fare una città a molti strati, che rispecchiasse la stratificazione dell’anima della protagonista.
Il nome Alice e il suo viaggio interiore fanno molto pensare ad Alice nel Paese delle meraviglie…
Le sceneggiatrici
Giulia Calenda e Chiara Macchia me lo hanno fatto notare subito. A loro era chiaro che avessi scelto quel nome per associazione di idee inconsce. Alice – come quella del romanzo – è asessuata, ma cerca la sensualità ovunque la trovi. Un viaggio alla scoperta del piacere il suo.
Come mai ha voluto di nuovo la Mezzogiorno a distanza di 15 anni da La bestia nel cuore?
Perché tra noi c’è dell’affettività. Io con Giovanna ho fatto un viaggio su una donna che ha subìto dei traumi da bambina, nel frattempo lei ha avuto dei figli suoi, ed è molto cambiata. È un’attrice drammatica incredibile. È quasi più importante ciò che pensa che quello che dice. Riesce a trasmetterti lo spessore della personalità con il solo sguardo: l’angoscia e il divertimento, la paura e il desiderio della scoperta.
Anche secondo lei – come altri suoi colleghi – il Governo sta trascurando il settore cinema e i suoi artisti e maestranze?
Per il momento non sentiamo parlare proprio di cultura in generale… E, invece, perché non utilizzare questo momento per costruire nuove sale? Io in questo periodo sono spesso in Francia e lì c’è un circuito pazzesco: perché qui no? Risolviamo i problemi legati ai regolamenti: questa è l’ultima occasione per le sale cinematografiche”.
In questo periodo lei sta lavorando al trattamento del suo nuovo film, “Le assaggiatrici”, tratto dal libro di Rosella Postorino. Che cosa può dirci in proposito?
Bisogna ripartire al più presto, con troupe limitate. Ci saranno dei limiti, forse non potremo usare le comparse, forse gli attori dovranno fare una quarantena. Dobbiamo agire e pensare in un altro modo, ma iniziare a farlo sin da ora.
Tornare sarà disponibile on demand dal 4 maggio su Sky Primafila Premiere, Timvision, Chili, Google Play, Infinity, CG Digital, Rakuten TV.
© RIPRODUZIONE RISERVATA