A circa dieci anni dall’originale Funny Games, il regista Michael Haneke sfida se stesso rigirando scena per scena una versione quasi identica del suo film del ’97: cambiano l’ambientazione e i protagonisti (Naomi Watts, Tim Roth e Michael Pitt), ma la cieca violenza con cui la famiglia al centro della vicenda viene torturata da due sconosciuti è la stessa di allora. Un thriller psicologico che non sembra dare alcuna giustificazione alle psicologie dei personaggi, a metà strada tra il dramma intimistico e la tragedia.
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