10. Ghost in the Shell - Se a un livello superficiale il film di Rupert Sanders, ispirato alla celeberrima serie manga, sembra solo un onesto intrattenimento in chiave sci-fi, a ben guardare mostra davvero poco rispetto per il target di pubblico al quale si rivolge. L’aderenza al manga originale è piuttosto lasca, cosa che di certo ha indispettito i puristi, e il cast ha subito un evidente processo di "white washing", soprattutto della protagonista: solo alla fine viene rivelato che il maggiore Mira Killian è in realtà "giapponese dentro". Suona davvero come una toppa attaccata in malo modo. (@MovieStills)

9. Jurassic World - Il quarto capitolo della saga basata sul celeberrimo parco che ha riportato in vita i dinosauri ha assunto toni distaccati nei confronti della sua fan base fin dall’inizio. Ancora prima dell’uscita, è stato dichiarato che Jurassic World avrebbe corretto il corso del franchise. In molte scene, poi, si sottolinea come il pubblico si sia ormai annoiato dei dinosauri geneticamente modificati, e per questo il parco ha bisogno di produrne di nuovi e più rischiosi: sembra quasi una velata frecciatina all’industria hollywoodiana, impegnata a riciclare frachise e moltiplicare i sequel. E suona anche un po’ beffardo nei confronti del pubblico, che invece i dinosauri di Jurassic Park continua ad amarli eccome. @MovieStills

8. Pacific Rim: La rivolta - Il sequel di Pacific Rim sembra non curarsi minimamente dei fan del film originale. Anche se gli eventi del secondo capitolo hanno luogo dieci anni dopo quello del primo, stupisce non trovare nemmeno un riferimento a Raleigh Becket, l’eroe del film del 2013, non viene mai nominato e uno dei pochi personaggi che ricompare, Mako Mori interpretata da Rinko Kikuchi, viene fatta presto morire. (@MovieStills)

7. Funny Games - Diciamo la verità: il film di Michael Haneke del 1997, come il suo remake hollywoodiano del 2007 diretto dallo stesso regista con Naomi Watts e Michael Pitt, è un vero capolavoro. Ma odia il suo pubblico perché lo costringe a trovare geniali, in qualche passaggio, i sadici trucchetti dei due giovani squilibrati che hanno preso in ostaggio una famiglia per torturarla. E dopo tutto questo, (SPOILER!) nel finale si compiace anche chei cattivi vincano. Il pubblico ne esce distrutto! (@MovieStills)

6. Quella casa nel bosco - Il film prodotto da Joss Whedon, con un giovane Chris Hemsworth, è un esperimento interessante: la trama racconta di cinque amici che capitano in una casa del bosco, manipolata da due tecnici per farne i protagonisti di un esperimento horror che esplora appunto i codici del genere. Così facendo, però, in pratica si fa beffa proprio del pubblico al quale si rivolge, quello degli appassionati dell’orrore. (@MovieStills)

5. Birdman - Nel film di Alejandro González Iñárritu, Michael Keaton interpreta un attore fallito che cerca di dirigere uno spettacolo di Broadway, decenni dopo aver interpretato un supereroe di nome Birdman. Il riferimento al Batman di Keaton è piuttosto immediato, e il film pare sottendere così che il pubblico dei cinecomic è gente di poco gusto che non capisce la vera arte. Il concetto emerge chiaro quando Birdman stesso suggerisce che gli spettatori si preoccupano solo delle esplosioni e della violenza, piuttosto che dei contenuti intellettuali della pièce che il suo personaggio cerca di promuovere. Insomma, nel film la fiducia nel pubblico è ai minimi storici. (@MovieStills)

4. La casa di Jack - La capacità di scioccare il pubblico è da sempre una delle caratteristiche del cinema di Lars Von Trier, mai accomodante. Forse, però, in La casa di Jack il regista tocca l’apice mostrando oltre ogni sopportabilità le scene crudissime e dettagliate degli omicidi di un serial killer. Del pubblico, insomma, pare non curarsi affatto. E molti spettatori, alla proiezione al Festival di Cannes, per tutta risposta hanno lasciato la sala. (@MovieStills)

3. Natural Born Killers - Assassini nati - Il film di Oliver Stone è uno dei più controversi degli anni ’90 per il suo ritratto di due assassini glorificati dai media. Anche per evitare che il pubblico empatizzasse coi due protagonisti e cogliesse la critica sociale del film, Stone ha usato un linguaggio visivo disturbante e spiazzante, con immagini cariche, distorte, e un montaggio forsennato. Il risultato non è affatto pacificante, e punta il dito anche sugli spettatori e le loro scelte come audience. (@MovieStills).

2. Spring Breakers - Una vacanza da sballo - Il film di Harmony Korine era stato spacciato come un titolo per millennials, ma proprio quella è la fetta di pubblico che sullo schermo colpisce più duramente. Le quattro giovani protagoniste si ritrovano in un giro di droga e diventano le "pupe" di uno spacciatore: il regista mostra la loro discesa all’inferno, praticamente senza rimorsi di coscienza. Piuttosto duro per i millennials seduti in sala. (@MovieStills)

1. Borat - Seguito di film cinema - Criticare il pubblico che sta guardando, o almeno una parte, è la chiave stessa di Borat: Sacha Baron Cohen satireggia non tanto sui politici, ma sull’americano medio e, in generale, sulle arretratezze più o meno nascoste della società occidentale. (@MovieStills)